Il tribunale di Santa Maria Capua Vetere (Caserta), presieduto da Orazio Rossi, ha condannato a 4 anni e mezzo di reclusione Oreste Iovine, 25 anni – figlio dell’ex boss dei Casalesi Antonio Iovine, attualmente collaboratore di giustizia – per associazione mafiosa, spaccio di sostanze stupefacenti ed estorsione. Il pm antimafia Cesare Sirignano, al termine di una requisitoria durata circa un’ora e mezza aveva chiesto 3 anni e mezzo. Dopo l’arresto del padre, avvenuto dopo 14 anni di latitanza, Oreste Iovine (figlio di Antonio Iovine, soprannominato “o’ ninno”) ha gestito la fazione omonima del clan dei Casalesi insieme a Salvatore Venosa (anche lui pentitosi dopo l’arresto), ma senza mai svolgere un ruolo di vertice. Il suo coinvolgimento nelle vicende del clan, in sostanza, si rese necessario e fu deciso dai reggenti per dare fiducia agli affiliati, rimasti particolarmente colpiti dalla fine della latitanza di un boss carismatico qual’era Antonio. Un segnale di continuità, in pratica, per garantire il prosieguo degli affari illeciti, lanciato malgrado la caratura criminale di Oreste non fosse di prim’ordine. Agli inizi dello scorso mese di maggio, Antonio Iovine ha iniziato a collaborare con la giustizia. Oreste fu fermato il 19 ottobre del 2013 in provincia di Caserta, insieme ad altre quattro persone. Pochi giorni dopo, il 22 ottobre, il gip del tribunale di Napoli Nord ne convalidò il fermo. Secondo gli inquirenti era in procinto di lasciare l’Italia per recarsi in Spagna. Il figlio de “o’ ninno” non è mai diventato collaboratore di giustizia ma durante il processo a suo carico, per associazione mafiosa, spaccio ed estorsione, ha confessato molti fatti criminali e il pm della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, Cesare Sirignano, ha chiesto che gli fossero riconosciute le attenuanti del collaboratore di giustizia malgrado non lo fosse. Insieme a Oreste Iovine erano imputati, ma solo per estorsione e spaccio di sostanze stupefacenti, anche altre quattro persone: si tratta dei fratelli Carmine e Giuseppe Petito, di Alfonso Piccolo e di Luigi Cerullo, che hanno scelto il rito abbreviato e che sono stati anche loro condannati. Alfonso Piccolo, ricopriva il ruolo di factotum e autista di Oreste Iovine, elemento vicino al figlio del boss così come lo era anche Luigi Cerullo. Tra i giornalisti presenti all’udienza anche un’emittente televisiva francese.