Il Collegio per l’applicazione di misure di prevenzione del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere ha disposto la confisca degli impianti di distribuzione di carburante dell’Ewa Oli Spa e le quote di tutte le società del gruppo (Euroil srl, Ewa Grill spa, Apollo Carburanti, Extra Rete, Penta Petroli), nonché appartamenti e terreni di proprietà del cinquantaduenne Vincenzo Salzillo, residente a Marcianise, stabilendo per quest’ultimo la misura della sorveglianza speciale con obbligo di dimora per due anni nel comune di residenza.
Per i giudici “Salzillo è persona socialmente pericolosa dedito abitualmente a traffici illeciti e che vive abitualmente con i proventi di tale attività”; nel provvedimento di 120 pagine, firmato dai giudici Gabriella Maria Casella (presidente), Corinna Forte e Francesco Caramico D’Auria, si parla anche di “diffusa e sistematica illegalità nelle gestione del gruppo Salzillo”, come dimostrano le numerose contestazioni per imposte evase o le violazioni alla normativa sulle assunzioni (di 121 dipendenti, 68 non erano in regola). I distributori, sottoposti a sequestro nel giugno del 2007, sono circa 100 dislocati in tutta la Campania, in particolare in provincia di Caserta, e a Cassino nel frusinate. Per la DDA di Napoli Salzillo avrebbe legami con numerosi clan campani, tra cui nel casertano con i Casalesi e i Belforte, nel napoletano con i Vollaro, i Mallardo, i Moccia e nel beneventano con la famiglia Pagnozzi. Rapporti che non sono ancora stati confermati da una sentenza di condanna ma della cui esistenza sono certi i giudici del collegio di prevenzione che, pur non riconoscendo per Salzillo la “pericolosità sociale qualificata” ovvero mafiosa, come richiesto dai pm, affermano che appare “indubbia l’esistenza di contatti tra Salzillo ed esponenti di diversi gruppi criminali”. “L’analisi del contributo dei collaboratori (almeno quattro, ndr) ha consentito di delineare – scrivono i magistrati – come egli abbia con continuità corrisposto somme di denaro anche ingenti in favore di tutti i clan con i quali ha avuto a che fare nell’ambito della sua attività; tale condotta non è inquadrabile nel comportamento tipico dell’imprenditore vittima di estorsione bensì dimostra che Salzillo ha intrattenuto relazioni stabili e continuative con soggetti apicali dei gruppi camorristici..”, con cui era in grado di “interloquire in modo paritario”.