Un’istanza firmata da 1050 detenuti e indirizzata al magistrato di sorveglianza con la richiesta di ottenere uno sconto di pena di un giorno per ogni dieci trascorsi in condizioni disumane o in alternativa un indennizzo di 8 euro al giorno a testa.

E’ la provocatoria forma di protesta scelta dai reclusi del carcere di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) che da settimane vivono enormi disagi per la carenza idrica della struttura, che costruita una decina di anni fa, non è mai stata allacciata alla rete idrica pubblica. Sono gli avvocati della Camera Penale di Santa Maria a illustrare l’istanza, “che non ha alcuna possibilità giuridica di essere accettata” spiega il presidente Romolo Vignola, nel corso di una conferenza stampa convocata per accendere i riflettori “su uno scandalo tipicamente italiano”. Il Dap ha stanziato un milione di euro per i lavori ma i fondi non possono essere usati perché le opere di allacciamento vanno fatte al di fuori del perimetro del carcere, su cui il Dap non ha competenza. All’incontro hanno preso parte anche i consiglieri regionali casertani Luigi Bosco e Stefano Graziano, il quale ha annunciato che la soluzione più praticabile, “su cui sta lavorando la deputata di Santa Maria Capua Vetere Camilla Sgambato, è di sollecitare il Mef a dirottare i fondi già stanziati dal Ministero di Grazia e Giustizia a quello delle Infrastrutture. In ogni caso porteremo la vicenda in Consiglio Regionale, e chiederemo alla Giunta di intervenire”. “Ogni giorno ­ spiega l’avvocato Nicola Garofalo, responsabile della commissione per i diritti dei detenuti della Camera Penale ­ l’amministrazione penitenziaria spende parecchi euro per acquistare l’acqua da imprenditori privati: due litri di acqua vengono distribuiti ad ogni detenuto per bere, il resto arriva con le autobotti che riempiono il pozzo che alimenta il carcere. I contratti di fornitura vengono firmati periodicamente, l’ultimo è stato siglato qualche giorno fa e scade il 15 settembre. A soffrire di più ­ prosegue Garofalo ­ sono i 50 detenuti del reparto Tamigi, al quarto piano, dove l’acqua non arriva quasi mai. La mattina inoltre ci sono parecchi problemi in tutta la struttura, così, contravvenendo al regolamento del carcere, i detenuti vengono fatti lavare in altre ore della giornata costringendo anche gli agenti a cambiare turni. Nei prossimi giorni verranno anche fatte delle analisi sulla salubrità dell’acqua. La situazione è invivibile anche perché il carcere è sovraffollato di oltre un terzo” conclude Garofalo.

 

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