I carabinieri del Noe di Caserta stanno effettuando scavi a Casal di Principe, in corso Umberto, in pieno centro, al fine di riscontrare le dichiarazioni del pentito Antonio Iovine sull’irregolarità dei lavori di metanizzazione effettuati da alcune ditte tra il 1999 e il 2003. Le operazioni, coordinate dalla DDA di Napoli che ha emesso decreto di ispezione dei luoghi, andranno avanti per tutta la giornata. Gli scavi verranno effettuati anche a Casapesenna. Secondo le dichiarazioni rese dal superpentito del clan dei Casalesi Antonio Iovine, detto “o’ ninno”, i lavori di metanizzazione realizzati nel Casertano, tra Casal di Principe e Casapesenna, tra il 1999 e il 2003, sarebbero stati realizzati da società ritenute vicine alla mafia casalese indicate dai capi clan, tra cui figura lo stesso Iovine, il boss Michele Zagaria, e i capi delle famiglie Schiavone e Bidognetti. In particolare, oggi, i carabinieri del Noe stanno effettuando delle ispezioni, scavando lungo corso Umberto, a Casal di Principe (successivamente sarà effettuata un’ispezione anche a Casapesenna) per accertare la profondità alla quale sono state collocate le tubature. Di norma, la profondità prevista, è di 60 centimetri: le società che hanno effettuato i lavori, invece, si sarebbero fermate a 30 centimetri, ottenendo così un guadagno illecito e mettendo, nel contempo, a rischio la sicurezza dell’impianto e della popolazione. Secondo le dichiarazioni rese dal superpentito del clan dei Casalesi Antonio Iovine, detto “o’ ninno”, i lavori di metanizzazione realizzati nel Casertano, tra Casal di Principe e Casapesenna, tra il 1999 e il 2003, sarebbero stati realizzati da società ritenute vicine alla mafia casalese indicate dai capi clan, tra cui figura lo stesso Iovine, il boss Michele Zagaria, e i capi delle famiglie Schiavone e Bidognetti. In particolare, oggi, i carabinieri del Noe stanno effettuando delle ispezioni, scavando lungo corso Umberto, a Casal di Principe (successivamente sarà effettuata un’ispezione anche a Casapesenna) per accertare la profondità alla quale sono state collocate le tubature. Di norma, la profondità prevista, è di 60 centimetri: le società che hanno effettuato i lavori, invece, si sarebbero fermate a 30 centimetri, ottenendo così un guadagno illecito e mettendo, nel contempo, a rischio la sicurezza dell’impianto e della popolazione.