Su delega della Procura della Repubblica di Napoli Nord, nella mattinata odierna la Polizia di Stato ha dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione di misure cautelari degli arresti domiciliari, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Napoli Nord, nei confronti del 38enne Davide Barretta e della 27enne Clementina Sibilio, ritenuti responsabili, in concorso tra loro, di induzione, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione ai danni di più donne, con l’aggravante di aver commesso il fatto con minaccia e violenza e di tentata induzione, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, ai danni di una donna, con l’aggravante di aver commesso il fatto con violenza e minaccia. La misura cautelare in parola compendia gli esiti di indagini, delegate dalla Procura della Repubblica di Napoli Nord alla Squadra Mobile di Napoli, a seguito della denuncia sporta da una donna, la quale ha dichiarato di essere stata vittima di sfruttamento della prostituzione.

Le indagini successive hanno permesso di accertare che dal 2016 fino al mese di novembre 2018 i destinatari della misura cautelare in parola sfruttavano la prostituzione della denunciante che praticava massaggi finalizzati ad un atto sessuale. Segnatamente le fornivano l’abitazione in cui esercitare il meretricio ad Aversa ed abiti succinti le scattavano fotografie in completi intimi e parrucche che pubblicavano on line; fissavano gli appuntamenti mediante alcuni siti internet; aprivano una partita IVA alla donna simulando la sua attività di estetista in caso di controlli; ricevevano i proventi dell’attività di prostituzione trattenendo per loro una quota tra il 50 ed il 70%. Dal mese di novembre 2018, costringevano la donna che ha sporto denuncia ad avere rapporti sessuali completi con i clienti e a partecipare ad incontri sessuali con più persone contemporaneamente presso locali di “scambisti”, mediante minaccia di farle cessare l’attività di prostituzione e non pagarla più, lasciandola, unitamente alla figlia minore, in uno stato di totale indigenza. Dal mese di settembre 2019, la donna è stata percossa da uno dei due indagati perché lamentava che i turni lavorativi erano troppo faticosi e minacciava di abbandonare l’attività. I destinatari della misura cautelare, in concorso tra loro, contattando telefonicamente la donna, dopo che quest’ultima aveva abbandonato l’attività di prostituzione a Napoli, e prospettando alla medesima che l’avrebbero uccisa se non avesse ripreso il meretricio sotto la loro protezione, ponevano in essere atti idonei diretti in modo non equivoco a costringerla a continuare a prostituirsi, non riuscendovi per cause indipendenti dalla loro volontà e segnatamente perché la denunciante non cedeva alle minacce e denunciava i fatti.

 

 

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