Avrebbero fatto sparire almeno 50 milioni di euro raccolti fra il pubblico grazie ai soldi di migliaia di risparmiatori e provocato un passivo fallimentare di almeno 100 milioni. Per il crac della finanziaria Finabo spa, sancito dal tribunale nel marzo del 2010, Giuseppe Camarotto, legale rappresentante, e Franco Bonaccorso, titolare e amministratore di fatto della societa’, rischiano di finire sotto processo per associazione per delinquere finalizzata all’abusivo esercizio dell’attivita’ bancaria, all’usura e alla bancarotta fraudolenta.
Il 23 ottobre prossimo il gup Carmine Castaldo dovra’ decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio che la procura ha sollecitato anche nei confronti di altre dieci persone, e cioe’ i promotori della sede centrale di Roma Marco Gradassi e Marco Grandi, quello della regione Sicilia Ignazio Vaccaro, quelli della filiale di Genova Roberto Gervino e Fabio Massimo Poggi e cinque rappresentanti della famiglia Carbone in attivita’ tra Aversa e Casal di Principe. Il giudice Castaldo ha ammesso come parti civili oltre 400 risparmiatori, molti dei quali assistiti dall’avvocato Claudio Coratella, la Banca d’Italia e la ‘Alilacco-Sos Impresa’, associazione antiusura rappresentata dall’avvocato Giuseppe Lavigna. L’inchiesta ha preso il via alcuni anni fa quando, a seguito di alcune segnalazioni per operazioni sospette, il nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di Finanza, nell’ambito di un’ispezione antiriciclaggio, accerto’ che laFinabo spa non si fosse solo limitata a prestare denaro a commercianti e piccoli imprenditori con tassi di interesse intorno al 4% mensile, approfittando dello stato di bisogno delle persone offese, ma, operando come una banca di fatto, avesse raccolto risparmi presso il pubblico Stando a quanto accertato dalle Fiamme Gialle, oltre che presso le sedi ufficiali di Roma, Bergamo, Genova, Mantova e Treviso, la raccolta del risparmio avveniva su tutto il territorio nazionale, con prevalenza nell’area del casertano, tramite una capillare rete ‘multilivello’ di promotori, che erano organizzati secondo una schema piramidale.