“Dopo 24 anni siamo stati costretti a sospendere lo sportello dei diritti che in tutto questo tempo ha assistito più di 15mila persone”. Il penoso annuncio di Sara Di Nuzzo, operatrice del Centro sociale ex canapificio Caserta. Da marzo di quest’anno il centro continua a operare e offrire per quanto possibile i propri servizi alla comunità privi di una sede e senza fondi con tutti i disagi del caso. Promesse ne sono state fatte tante, ma la situazione non si sblocca. L’associazione opera nel settore sociale da decenni ed è in particolare ente gestore del progetto Sprar per il comune di Caserta da 13 anni. Grazie a loro trovano accoglienza in appartamenti circa 200 persone (di cui 40 lavoratori) e 30 aziende sono collegate al progetto fornendo beni e servizi. Tale organismo è considerato fiore all’occhiello italiano per l’alto livello di inclusione e integrazione essendo un modello bilaterale destinato sia ai migranti sia ai locali: le persone accolte, ad esempio, accompagnano i bambini a scuola facendo parte di attività sociali come il Piedibus o ancora sono custodi dei giardini pubblici insieme ai cittadini dei rioni. Ciò nonostante due problemi appunto attanagliano l’associazione da ormai troppo tempo: sono bloccati i fondi che dovrebbero arrivare dal Ministero dell’Interno e sono stati privati della loro sede storica. Per quanto riguarda i fondi l’ultima tranche dell’annualità 2018 non è arrivata e neanche la prima parte del 2019. Queste tranches sono pervenute in tutti i comuni ma non a Caserta. Non ci sono motivazioni scritte o valide, le rendicontazioni sono state approvate e quindi non presentano problemi. La prefettura è stata interpellata dall’associazione per un’intermediazione con il Ministero. “Non arrivando i fondi da 6 mesi siamo sull’astrico. In più si è aggiunto il problema della mancanza della sede. Non si può continuare così, ma noi non ci arrendiamo”, il commento della volontaria Sara Di Nuzzo. L’ex canapificio, edificio di oltre 2000 mq, destinato dagli operatori a tutte le attività d’assistenza, accoglienza e cooperazione sociale da più di 20 anni, è stato chiuso per problemi strutturali. Un bacino che era cuore di varie altre associazioni e che ospitava numerosi servizi quali ad esempio sportelli per sostegno al reddito, orientamento ai migranti per permessi di soggiorno, scuola d’italiano e numerose altre attività destinate a tutta la comunità. I migranti in accoglienza sono negli alloggi, ma tutti gli altri servizi sono privi di uno spazio adeguato ormai da troppo tempo. La regione Campania è proprietaria dell’immobile, ma in questi mesi non è stata effettuata né la perizia né un sopralluogo per procedere ai lavori, quindi i tempi sono dilatati all’ennesima potenza.

“Il sindaco Marino dal canto suo annuncia in continuazione e pubblicamente che sta cercando degli spazi provvisori alternativi, ma siamo ancora in attesa”, ha fatto sapere la volontaria. Nei 3 incontri ufficiali tenutisi tra comune, regione e associazione il primo cittadino ha sempre promesso, ammettendo il valore sociale del servizio offerto, di trovare una sede alternativa provvisoria, ma ad oggi dopo proteste, mobilitazioni e manifestazioni ancora nulla. Eppure a Caserta ci sono tantissime strutture che potrebbero essere utilizzate anche in rete con altre associazioni ed una larga fetta di cittadinanza. I volontari fanno un accorato appello in merito alla situazione disastrosa, scaturito dall’ultimo meeting di discussione in cui tra i vari disagi si è parlato della chiusura dello sportello dei diritti. “Da parte della comunità dei migranti e rifugiati presenti al meeting c’è stato un grande sgomento a seguito di questa notizia, configurata come la chiusura della loro casa dei diritti. Chiude un presidio di giustizia, chiude un presidio di anticamorra, chiude un presidio di contrasto allo sfruttamento lavorativo, chiude la casa di chi vedeva rivendicati i propri diritti. Con la chiusura di questo presidio il territorio e tutte le istituzioni non potranno che aspettarsi un aumento del disagio sociale, della pressione a causa delle problematiche che oggi non riescono a risolvere, come le vertenze contro il caporalato o all’emersione dell’irregolarità. La chiusura di questo sportello equivale a rompere un saldo anello di una catena, e gli effetti negativi li vedremo nelle piazze, negli uffici fin da domani. Da Agesci Scout di Caserta, dalla solidarietà della rete cattolica, della rete associativa locale, è stata montata una tenda, simbolo di quel che oggi resta di uno sportello pluriventennale”.

Valentina Piermalese

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