”In Campania più che di ciclo illegale del cemento si dovrebbe parlare di un ciclo integrato di economia criminale che ha determinato e continua a determinare il saccheggio del territorio. In Campania i clan sono armati di cemento, abusivo, lottizzato e criminale, con 65 famiglie del sistema che gestiscono le fila e fanno affari con l’oro bianco”. Lo afferma, in una nota, Michele Buonomo, presidente regionale Legambiente commentando l’inchiesta coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia partenopea, su alcune speculazioni edilizie a Marano e che ha ha portato all’arresto di tre persone ed al sequestro beni per un valore stimato di circa 28 milioni di euro.

”La Campania resta in vetta alla classifica del cemento illegale: qui si consuma, infatti, il 13,9% di tutti i reati accertati nel nostro paese per quanto riguarda le attività illecite Numeri che si traducono, concretamente, in interi quartieri, decine e decine di palazzi, realizzati in assenza della benché minima autorizzazione. Tranne quella della criminalità organizzata”, aggiunge Buonomo. ”Come già denunciato nel Rapporto Ecomafia l’81% dei comuni sciolti in Campania dal 1991 vede, tra le motivazioni del decreto, un diffuso abusivismo edilizio, casi ripetuti di speculazione immobiliare, pratiche di demolizione inevase.Il record va alla provincia di Napoli, con l’83% di comuni commissariati anche per il mattone illegale. In altri termini, oltre un milione di cittadini almeno una volta sono stati amministrati dalla camorra del cemento: un impasto di complicità tra clan e costruttori, uffici tecnici e politici”, conclude l’esponente di Legambiente.

 

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