A seguito dell’ultimo incendio che ha visto coinvolto l’ennesimo sito di stoccaggio/trattamento rifiuti nel territorio di Gricignano di Aversa, ci ritroviamo a fare ancora riflessioni su cosa poter migliorare, su cosa le varie istituzioni e organi di controlli dovrebbero e purtroppo continuano a non fare. Nelle prime ore di domenica 11 febbraio 2018, come dicevamo, è andato a fuoco un capannone nel quale erano stoccate svariate tipologie di rifiuti altamente inquinanti (pellami e plastiche). Ai vigili del fuoco è occorsa tutta la giornata per domare l’incendio ma purtroppo l’ennesimo si è consumato. Mentre la politica regionale e nazionale si autocompiaceva per la revoca delle autorizzazioni alla Ilside (altro sito, la cui gestione fallimentare è passata di mano in mano, andato a fuoco quest’estate). Da indagini che noi della Rete di Cittadinanza e Comunità abbiamo portato avanti, è venuto fuori che è alquanto facile ottenere le autorizzazioni necessarie in merito alla più che delicata attività del trattamento delle varie tipologie di rifiuti. In pratica si chiede ai vari organi di controllo (ASL, ArpaC ed ex ispettorato del lavoro) di esprimere un parere di fattibilità e di impatto ambientale per l’impianto che si vuole realizzare e sulla scia della positività di questi, la dirigenza regionale del settore rilascia le autorizzazioni. Il problema sorge proprio in merito a questi pareri: sembra che gli impianti siano tutti fattibili e tutti con un trascurabile impatto ambientale. Com’è possibile che gli organi di controllo preposti non riscontrino quasi mai alcuna criticità? Com’è possibile che debbano accadere prima enormi disastri per rendere cosciente chi di dovere che certe cose, prima di essere realizzate, meritano le dovute attenzioni e valutazioni? Queste ricorrenti domande non fanno altro che alimentare i sempiterni dubbi sulla competenza e sulla rettitudine delle persone che compongono i vari organi ed enti. Ancor di più nella consapevolezza dell’alto livello di corruzione del nostro Paese.
Da ambienti regionali siamo venuti a conoscenza che parallelamente ai pareri degli organi di controllo si potrebbero prendere in considerazione anche contropareri derivanti da altre fonti (comitati civici, osservatori ambientali ecc., muniti di valide documentazioni), che però, come appreso, non arrivano mai. E’ una cosa, questa, che lascia sgomenti: come si fa a produrre contropareri se l’iter burocratico per queste cose procede sempre per strade oscure? Se i cittadini non vengono mai messi al corrente delle procedure in atto al fine dell’ottenimento del tanto ambito premio delle autorizzazioni, come si fa a produrre documentazioni su eventuali effetti controproducenti? Restando sempre con la speranza che alle domande seguano risposte, attendiamo il prossimo scempio ambientale sul quale piangere.

Rete di Cittadinanza e Comunità

 

 

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