SANTA MARIA A VICO – Nell’indifferenza più totale, di addetti ai lavori e non, è ormai agli sgoccioli l’odissea dei cosiddetti «docenti inidonei». Si tratta di quei professori che, dopo anni di servizio, per il sopraggiungere di malattie gravi, hanno dovuto rinunciare alla cattedra

e sono stati, spesso, sistemati dalle scuole nelle biblioteche, aperte e rese funzionali proprio grazie al loro apporto. Ebbene l’art. 14 del decreto Legge 95/12 («spending review») prevede il passaggio forzoso di questi insegnati in ruoli Ata. In provincia di Caserta una ottantina di persone stanno vivendo con questa spada di Damocle sul capo, visto che la loro professionalità è passata in subordine rispetto ad un discorso di natura prettamente economica: lo Stato si aspetta di incassare circa 28 milioni. «Non ho scelto io di ammalarmi – dice Maria Rosaria, docente “inidonea”, in servizio presso l’ITS Bachelet di Santa Maria a Vico, protestando ieri davanti alla Prefettura – e trovo la condotta del MIUR in contrasto con i principi fondamentali previsti dal nostro ordinamento costituzionale. Sulla scia dell’ex ministro Brunetta, l’attuale responsabile del dicastero della Pubblica Istruzione, Profumo, che ha già firmato il decreto, ora al vaglio del MEF, ci vede come imboscati, gente che non vuol lavorare». L’operazione, inoltre, determinerebbe, a livello nazionale, un espulsione di 3500 precari che da anni lavorano nei ruoli ATA e la cui professionalità non può essere equiparata a quella di chi ha studiato per fare altro ed ha fatto il lavoro di insegnante per decenni, fino a che una patologia invalidante, e non un capriccio, glielo ha impedito. Senza contare che il loro apporto negli ultimi due anni è stato prezioso, come testimonia Clementina, docente di Lettere, collega di Maria Rosaria, che con lei ha organizzato gare di lettura ed incontri con l’autore all’interno del loro istituto.

 

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