Potrebbero esserci degli importantissimi risvolti nell’udienza prevista per domani del processo a carico di un’equipe medica della clinica Pineta Grande di Castel Volturno, accusata di aver provocato la morte della 29enne Francesca Oliva, di Trentola Ducenta e residente a Gricignano di Aversa, incinta di tre gemellini. Tutto ruota intorno a delle negligenze che il personale medico nel somministrare un farmaco alla donna e alla conseguente presunta manomissione delle cartelle cliniche. Nell’udienza di domani, davanti al giudice monocratico del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, Roberta Carotenuto, le parti potranno prendere visione di alcuni atti di indagine integrativi depositati dal pubblico ministero sulla 29enne morta il 24 maggio del 2014. La Oliva, la cui famiglia è assistita dagli avvocati Luciano e Raffaele Costanzo, perse la vita dopo due ricoveri: il primo avvenuto presso la struttura San Giuliano di Giugliano in Campania e il secondo presso la clinica Pineta Grande di Castel Volturno. Ed è proprio in quest’ultima che qualcuno, al momento ignoto, ma facente parte di una rosa di nomi che avevano accesso al sistema informatico Argos-Dedalus avrebbe modificato o cancellato alcune parti della cartella fino alle 10 e mezza di quel giorno e, benché fosse stato prescritto per tre volte un farmaco, l’Unasyn, il medicinale non sarebbe mai stato somministrato. Questo è quanto emergerebbe dalle indagini del pm Gerardina Cozzolino.
Sotto processo ci sono i medici Stefano Addeo, Renato Brembo, Giuseppe Delle Donne (tutti e tre della clinica Pineta Grande), Gerardo Buonanno, Vincenzo Cacciapuoti, Gerardo Cardone, Giuseppe Ciccarelli, Giovanni De Carlo, Antonio Della Gala, Pasquale Favale, Pietro Granata, Giuliano Grasso, Crescenzo Pezone e Antonio Russo quasi tutti del Napoletano (Mugnano, Giugliano, Gragnano). La giovane donna morì per setticemia: dei tre gemelli riuscì a sopravvivere soltanto una femmina. Dopo le minacce di aborto, il suo medico, le praticò un cerchiaggio cervicale a fronte della presenza di una significativa leucocitosi con neutrofilia del 77%, emersa dagli esami del sangue. Era in atto una contaminazione batterica. Qualche giorno dopo, uno dei suoi tre bambini, il maschietto, morì senza che nessuno se ne accorgesse, nonostante alla donna fosse stata fatta un’ecografia. Il 22 maggio del 2014 la sua condizione di salute precipitò e morì due giorni dopo.