“Dopo aver ricevuto l’ordinanza in carcere per l’estorsione ai danni del costruttore Emini di Parete, chiesi all’avvocato Santonastaso di far arrivare un messaggio a Nicola Ferraro, con il quale avevo avuto rapporti nel suo periodo di liberta’, fino al luglio 2005. Il messaggio era quello di convincere Emini a ritrattare le accuse.

Santonastaso, pero’, mi riferi’ che Ferraro non aveva accettato l’invito e, pertanto, chiesi al legale di far minacciare Ferraro da esponenti del gruppo Bidognetti. Gli dissi: gli devono mettere una pistola in bocca”. Cosi’Luigi Guida detto o’drink, collaboratore di giustizia del quartiere Sanita’ di Napoli e capozona del clan dei Casalesi per conto del gruppo Bidognetti, nell’udienza di misure di prevenzione nel tribunale di Santa Maria Capua Vetere nei confronti dell’ex legale di del boss Francesco Bidognetti, detto Cicciotto e’mezzanotte, e di Pasquale Pirolo, ex affiliato al boss Antonio Bardellino. Luigi Guida ha riferito al pm della Dda di Napoli, Sandro D’Alessio, che Nicola Ferraro – ex consigliere regionale dell’Udeur, gia’ condannato in primo grado – aveva con lui buoni rapporti e che utilizzava il legale di Bidognetti per inviare messaggi. Ha confermato, anche su domande dei difensori, che se doveva far arrivare qualche messaggio ‘particolare’ al boss Bidognetti utilizzava l’avvocato. Guida ha poi affermato che dopo aver revocato Santonastaso perche’ deluso dal suo comportamento nella vicenda Emini, lo nomino’ di nuovo su ‘intercessione’ del compianto avvocato Martucci. In udienza e’ stato ascoltato anche il pentito Domenico Bidognetti che ha spiegato: “Fu Santonastaso, in un processo per omicidio che era in corso nel 2004 presso la Corte d’Assise d’Appello di Napoli, a dirmi che dovevo revocarlo e dovevo mettere al suo posto l’avvocato Raffaele Quaranta perche’ questo avvocato ‘era amico’ di uno dei giudici di quel processo. Tuttavia l’avvocato Quaranta, da lui nominato, non si comporto’ bene perche’ mi chiese, sostanzialmente, di confessare per avere 30 anni invece dell’ergastolo. Cosa che io non feci perche’ ritenevo di essere innocente”. Domenico Bidgonetti, cugino del boss, venne cosi’ condannato all’ergastolo.

 

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