È stato condannato a 27 anni, 2 in più da quelli richiesti dalla Procura. Il giudice Giovanna Napoletano avalla l’impianto accusatorio del pm Domenico Musto. La condanna è per l’omicidio di Katia Tondi di cui è ritenuto colpevole Emilio Lavoretano, il marito della donna. Per i giudici di primo grado è stato lui. Il delitto era avvenuto nel luglio 2013 nel Parco Laurus a San Tammaro. Per l’ex gommista, sotto processo davanti alla Corte di Assise di Santa Maria Capua Vetere, il pubblico ministero non ha ipotizzato l’aggravante della premeditazione. La Procura incriminò Lavoretano, quale maggiore sospettato di omicidio volontario commesso con le modalità dell’impeto, per uno scatto d’ira. Un raptus per aver perso la pazienza per qualcosa di cui non è dato al momento sapere. Per la difesa, rappresentata dall’avvocato Natalina Mastellone, si è sempre trattato di un processo indiziario con elementi labili anche sotto il profilo dell’ora del decesso per la quale è stato necessario predisporre una superperizia che non ha chiarito molti dubbi. L’uomo si è sempre difeso dicendo di essere uscito poco prima delle 19, quando la moglie era ancora viva, di essere rincasato intorno alle 20, e di aver rinvenuto il corpo della moglie accasciato vicino alla porta di casa; a conferma del suo alibi consegnò anche uno scontrino della spesa, e fu inizialmente creduto. Entro 40 giorni saranno depositate le motivazioni. La difesa ha già annunciato ricorso in appello. Emilio ha continuato ad esclamare di essere innocente chiusa la seduta uscendo dal tribunale.