“Siamo entrati in una fase ‘più riservata’ delle indagini”. Così il procuratore della Repubblica di Napoli Nord Francesco Greco descrive la seconda parte dell’inchiesta sull’omicidio del 25enne attivista gay Vincenzo Ruggiero, per la cui morte è in carcere da sabato scorso il 35enne Ciro Guarente. La Procura, con i carabinieri del Reparto Territoriale di Aversa (Caserta) delegati ad effettuare gli accertamenti, dopo aver raccolto la confessione di Guarente, risultata in parte non veritiera, e aver ritrovato parte dei resti del cadavere della vittima – mancano le braccia e un parte della testa – sta cercando ora di identificare i complici di Guarente sentendo a più riprese amici e parenti dell’indagato e di Ruggiero; nei prossimi giorni sarà probabilmente convocata la trans Heven Grimaldi, colei che avrebbe scatenato la gelosia omicida di Guarente, con cui aveva una relazione forse al capolinea, nei confronti di Ruggiero. La Grimaldi, con la denuncia presentata il giorno prima che fosse arrestato Guarente, è stata decisiva nel portare gli inquirenti a scoprire il delitto, avvenuto nell’abitazione di Aversa che condivideva con la vittima. L’appartamento è sotto sequestro, con gli investigatori alla ricerca di tracce che possano fornire indicazioni utili su come Ruggiero sia stata ucciso; non ha convinto infatti la versione di Guarente, che ha parlato di una colluttazione durante la quale Ruggiero è caduto sbattendo accidentalmente la testa contro un mobile. Risposte decisive sulle modalità del delitto e su come Guarente abbia fatto a pezzi il corpo potranno arrivare dagli accertamenti medico-legali sui resti di Ruggiero, che saranno effettuati, forse già da oggi, dal consulente nominato dalla Procura, Antonio Palmieri, all’istituto di medicina legale del Policlinico di Napoli.

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