Un storia brutta, di assenza istituzionale e totale mancanza di tutela per il cittadino. Un film che si ripete in molte città ma nel caso che stiamo per trattare c’è dell’incredibile. Teatro: Parete. Attori: Raffaele Vitale, Gino Pellegrino e altri. Il primo sindaco facente finzione, il secondo autoproclamatosi sovrano. Già dalla caratura dei personaggi coinvolti si intuisce l’entità della tragedia. Passiamo ai fatti. Una famiglia del ‘regno’ di Parete combatte da circa 8 (OTTO) anni per ottenere quello a cui ha diritto ogni persona: una vita tranquilla all’interno della propria abitazione e dell’aria salubre da respirare. Tutto ciò non è concesso a causa di un’attività di autocarrozzeria che è stata dichiarata più volte abusiva senza mai aver smesso di operare, nonostante le dovute denunce e le opportune verifiche. La storia è ben nota sia all’ex sindaco che all’attuale regnante. Il primo, nonostante le sue colpe, e ci sono, ormai non ha più potere d’intervento diretto perché siede pigramente tra i banchi dell’opposizione. Il secondo invece ha promesso ma non ha mantenuto. Un classico. In effetti Pellegrino per questa peculiarità entra a pieno titolo tra i politici di professione all’italiana: quando c’è da far campagna elettorale è sempre in prima linea e quando si tratta di agire…si distrae, diciamo così. Torniamo indietro negli anni, nel 2013, la famiglia in questione, stanca dell’aria appestata sprigionata dall’autocarrozzeria e che è costretta a respirare, sporge denuncia ai carabinieri del Noe, che si recano insieme all’Arpa Campania presso l’abitazione. Certificano che l’autocarrozzeria non opera in rispetto delle norme ambientali: immette particelle in atmosfera senza autorizzazione e in più inquina anche dal punto di vista sonoro. Sospesa la parte dell’attività interessata: il ‘forno’ dove avviene la cottura e la verniciatura dei veicoli.
Tuttavia l’autocarrozzeria non provvede ad osservare quanto gli è stato prescritto e continua come se niente fosse accaduto. Salvo poi negarlo. Alle rimostranze della famiglia ne sono nate anche delle aggressioni verbali e delle colluttazioni per le quali entrambe le parti hanno pagato un prezzo. La storia prosegue e la famiglia richiede l’intervento delle istituzioni locali. E qui inizia il vero dramma che ancora oggi non vede la fine. Con una richiesta di accesso agli atti e successiva verifica viene certificata l’abusività anche dal punto di vista amministrativo dell’attività in questione. Tuttavia non accade niente. Tutto silente. La faccenda si protrae ancora per qualche anno fino a quando sembra che stia per arrivare il punto di svolta: nel consiglio comunale svoltosi nella sala polifunzionale di piazza Berlinguer il sindaco Pellegrino annuncia trionfale davanti a tutta la cittadinanza che quell’attività è abusiva. Applausi scoscianti. Gino Pellegrino osannato come una divinità. Ma l’annuncio è restato tale. Servito giusto per autoesaltarsi. La famiglia è esasperata e continua insistentemente a rivolgersi alla politica locale affinché venga ripristinata la legalità. Nel 2019 finalmente un timido segnale Pellegrino lo dà (era pure ora) e manda il tecnico comunale a fare i rilievi: l’attività è abusiva e va abbattuta. Non sono mai stati fatti i collaudi e uno degli accessi, quello realizzato dalla strada privata dove abita la famiglia mortificata e abbandonata, pure è abusivo. Applausi. Di nuovo. Pacca sulla spalla e ringraziamento per l’intervento. E un’altra medaglia al merito per l’intervento. Ma si è finalmente si è vista la luce? Si è risolto qualcosa? Non scherziamo. Sarebbe stato troppo bello per essere vero. Però gli applausi ci sono e tanto basta. E l’attività resta ancora dove sta, continuando a fare i ca… suoi in barba a tutte le leggi valevoli per i comuni mortali. Insomma, le persone aspettano che gli vengano concessi i diritti mentre chi dovrebbe intervenire si occupa degli “Applausi”…come cantavano I Camaleonti.
Luigi Viglione