Padre e figlio sono state arrestati dai Carabinieri di Caserta per aver prestato denaro a tassi del 120% all’anno al titolare di un allevamento di bufale di Grazzanise (Caserta), in difficolta’ economiche, che dal 2008 al 2010, ha pagato interessi per 39.000 euro.

Ai due e’ stata notificata un’ardinanza di custodia cautelare in carcere per usura aggravata emesse al termine delle indagini coordinate dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere.

L’operazione in esame giunge a conclusione di articolate indagini all’esito delle quali risultano acquisiti, a carico dei predetti, gravi indizi di colpevolezza in relazione al delitto di usura aggravata in concorso. L’indagine trae origine dalla denuncia sporta da DIANA Emilio, titolare e gestore di una azienda zootecnica di allevamento bufalino di Grazzanise, il quale rappresentava di essere sottoposto ad usura dalla fine del 2007 ad opera degli indagati, identificati rispettivamente in padre e figlio.

Il denunciante riferiva che verso la fine del 2007 trovandosi in difficoltà economiche, connesse all’attività della propria azienda bufalina, si era ricolto al fratello che a sua volta lo aveva messo in contatto con il DI LILLO Antonio, il quale sin dal primo incontro si era mostrato disponibile ad elargire dei prestiti in danaro, ovvero a monetizzare assegni pos-datati. Nel 2008, poi, il DIANA faceva nuovamente ricorso ad un prestito proveniente dal DI LILLO Antonio, anche questa volta per far fronte alle spese di gestione dell’azienda.

Da tale epoca avevano avuto inizio una serie di prestiti che si sovrapponevano tra di loro sia pure con regolamentazioni autonome nel periodo che va dal 2009 al 2010. In questa seconda fase faceva la sua parte anche il figlio del DI LILLO Antonio, Raffaello. Quest’ultimo fungeva da beneficiario degli assegni comprensivi degli interessi rilasciati dal DIANA a garanzia della restituzione degli importi ricevuti. La conseguente attività investigativa si è articolata alla ricerca di riscontri alle iniziali dichiarazioni della vittima basandosi sull’escussione di persone informate sui fatti, nella verifica della capacità patrimoniale del soggetto denunciato e dei suoi familiari, nella ricerca di elementi di prova documentale a riscontro dei pagamenti e nell’elaborazione tecnica dei tassi di interesse praticati in ordine ai singoli prestiti, commisurati al tasso del 10% mensile.

Le investigazioni hanno permesso di accertare una corresponsione da parte della vittima dei soli interessi riferiti al periodo 2008 – 2010 di Euro 39.000,00 circa, con un tasso annuo del 120%, risultando quest’ultimo d gran lunga superiore al cosiddetto tasso soglia determinato per operazioni similari e periodo riferimento dalla Banca d’Italia. Inoltre è emerso come il DI LILLO Antonio abbia prodotto una denuncia presso l’Ufficio di conciliazione provinciale dichiarando falsamente di aver prestato attività lavorativa nell’azienda del DIANA, al fine di premunirsi da una eventuale denuncia penale da parte della vittima, ma il DI LILLO, legale rappresentante di una attività immobiliare, non poteva in alcun modo avere interferenze commerciali con la gestione di un’azienda bufalina.

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