“Quando nell’estate 2001, durante la prima fase dell’emergenza rifiuti, si pose il problema di prorogare l’attività dei siti di stoccaggio provvisori in cui veniva smaltita l’immondizia, Cipriano Chianese era già a conoscenza della relativa ordinanza di proroga prima che fosse emanata”. E’ quanto ha dichiarato l’ex sub-commissario all’emergenza rifiuti nella Regione Campania Giulio Facchi al processo “Eco4” sugli intrecci tra camorra, imprenditoria e pubbliche amministrazioni casertane nel settore dei rifiuti; il procedimento è in corso al Tribunale di Santa Maria Capua Vetere e vede imputato l’ex sottosegretario del Pdl Nicola Cosentino per concorso esterno in associazione camorristica. Facchi in sostanza ha confermato come imprenditori collusi con i Casalesi come Cipriano Chianese, attualmente sotto processo a Napoli per lo smaltimento di rifiuti tossici provenienti anche dal Nord Italia nella discarica Resit di Giugliano, avessero contatti stretti con funzionari del Commissariato. Rispondendo alle domande del pm della DDA di Napoli Alessandro Milita, Facchi dà conto del presunto, a suo dire, eccesso di indagini da parte di varie forze dell’ordine. “Dopo i primi sequestri di discariche ad inizio 2001 tutti indagavano sul settore ambientale, tanto che i finanzieri mi dicevano di non fidarmi dei carabinieri. E così finii per parlare con i servizi segreti. Non sapevo da quale parte dello Stato dovevo difendermi”. Sui lavoratori della differenziata Facchi ricorda che “nessuno costrinse la Fibe ad assumere i lavoratori della differenziata, che erano circa 2000, così andarono in carico ai Consorzi di bacino che però non avevano i soldi per pagarli. Questa è la Campania”. L’esame è stato sospeso e riprenderà il 28 aprile.

 

 

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