Resterà al tribunale di Napoli Nord la competenza del processo Medea, nato dall’omonima operazione della Dda di Napoli che nel luglio scorso coinvolse politici e imprenditori ritenuti vicini al clan guidato dal boss del clan dei Casalesi Michele Zagaria. Le udienze continueranno però a tenersi nel Palazzo di giustizia di Napoli, a causa della mancanza del collegamento per la video-conferenza nel tribunale aversano. E’ quanto ha disposto il collegio giudicante che ha respinto le eccezioni di incompetenza presentate dagli avvocati dei nove imputati, tra i quali figurano l’ex senatore dell’Udeur Tommaso Barbato, il carabiniere Alessandro Cervizzi e il finanziere Silvano Monaco, gli imprenditori Giuseppe e Orlando Fontana, quest’ultimo accusato di aver venduto per 50mila euro a un poliziotto la pen-drive rinvenuta nel covo dove fu stanato Zagaria. I legali volevano che la competenza fosse trasferita al tribunale di Santa Maria Capua Vetere; i giudici hanno anche deciso che si andrà avanti con il processo immediato, rito che salta l’udienza preliminare nel caso di certezza della prova, respingendo le relative eccezioni presentate in particolare da Giuseppe Stellato, legale degli imputati Vincenzo Pellegrino e Orlando Fontana; è stata ammessa inoltre come parte civile la Fai, la Federazione delle Associazioni antiracket (assistita dall’avvocato Giovanni Zara). Si tornerà in aula il prossimo 23 marzo per la deposizione del collaboratore di giustizia Massimiliano Caterino, ex braccio destro di Zagaria. Nell’inchiesta furono coinvolti anche l’ex sindaco di Caserta Pio Del Gaudio, l’ex consigliere regionale Angelo Polverino, per i quali le indagini preliminari non risultano ancora chiuse. La Federazione delle Associazioni Antiracket è stata ammessa come parte civile nel processo derivato dall’operazione «Medea» che il 14 luglio 2015, portò all’arresto diverse persone, imprenditori e politici. Oggi, 9 marzo, il giudice della Sez. II A del Tribunale di Napoli Nord, ha sciolto la riservata, ammettendo la posizione della FAI contro gli imprenditori, Giuseppe Fontana, Vincenzo Pellegrino e Tommaso Barbato ex senatore ed ex consigliere regionale campano dell’Udeur. Il 2 marzo, la FAI era già stata ammessa come parte civile anche per il rito abbreviato scelto dagli imprenditori Bartolomeo Piccolo e Luciano Licenza. La FAI, sia per l’ordinario che per l’abbreviato, è rappresentata dall’avvocato Giovanni Zara. «Le accuse hanno disegnato un quadro economico completamente pregiudicato dalle somme urgenze ottenute grazie a favori del clan, in questo modo – afferma l’avvocato Zara- si è compromessa la libera iniziativa economica e si sono lesi i diritti di tutti gli altri imprenditori. E’ a difesa degli operatori economici che rispettano le regole che la FAI si è costituita parte civile». Secondo la pubblica accusa, per anni i lavori per la rete idrica dell’acquedotto campano sono stati gestiti in un regime di somma urgenza. Un meccanismo che avrebbe assicurato lavori ed appalti solo ad aziende legate al clan dei Casalesi, in particolare alla fazione di Michele Zagaria.

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