Non si è trattato di un focolaio, bensì di un contagio circoscritto ad un gruppo ristretto di dipendenti, tutti appartenenti allo stesso reparto e allo stesso turno di lavoro, assoggettati a tampone rino-faringeo nell’ambito del programma di sorveglianza sanitaria predisposto dall’Azienda, attraverso l’Ufficio del Medico Competente. I dipendenti risultati positivi al Covid-19 (un medico, due infermieri e un OSS, ai quali va l’abbraccio di tutta l’Azienda) avevano in precedenza effettuato più volte l’esame ed erano risultati sempre negativi. Proprio in virtù del programma di sorveglianza sanitaria adottato dall’AORN di Caserta, in primis con i controlli ai dipendenti impegnati nei reparti Covid, è stato possibile accertare ed isolare tempestivamente i casi positivi manifestatisi nel Pronto Soccorso lo scorso 24 aprile, evitando la propagazione del virus. Altrettanto immediato è stato l’intervento di sanificazione dell’intero Pronto Soccorso che in poche ore ne ha consentito la riapertura in piena sicurezza. Non solo. Nelle ore immediatamente successive all’accertamento dei quattro casi positivi sono stati sottoposti a tampone tutti i dipendenti del Pronto Soccorso. I tamponi processati nel giro di poche ore hanno dato tutti esito negativo. L’indagine epidemiologica che ne è seguita ha ritenuto poco probabile un contagio da paziente. L’episodio verificatosi ci dice che non bisogna abbassare la guardia perché il virus può introdursi in Ospedale anche attraverso soggetti asintomatici. I percorsi e le procedure, peraltro continuamente aggiornati, in accordo con le indicazioni dell’Istituto Superiore di Sanità, devono essere scrupolosamente osservati anche nell’attuale insidiosa fase di rallentamento della circolazione del virus. Allo stesso modo devono essere correttamente indossati i Dispositivi di Protezione Individuale, forniti ai reparti e ai dipendenti in numero e tipologia appropriati. Naturalmente proseguirà la sorveglianza sanitaria dei dipendenti che al 26 aprile registra l’esecuzione di 1.446 tamponi e oltre 900 test rapidi, a fronte di una comunità lavorativa di 1.500 unità.

 

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