Oltre 230 anni di carcere. E’ quanto ha chiesto il pm Maria Cristina Ribera per 27 imputati accusati di “smaltimento illecito di rifiuti in nome e per conto dei Casalesi” nel processo denominato ‘Carosello, ultimo atto’.
Alla sbarra tra gli altri i fratelli Giovanni, Cuono e Salvatore Pellino, imprenditori nel settore dello smaltimento dei rifiuti, accusati di disastro colposo. Per i tre le richieste sono state di 18 anni di reclusione a testa. Secondo la pubblica accusa, dopo una inchiesta avviata dalle dichiarazioni di pentiti, e’ dagli anni Novanta che i fratelli Pellino smaltiscono illegale di milioni di tonnellate di rifiuti del tipo tossico e nocivo in Campania, facendoli arrivare dal Nord Italia attraverso alcuni insospettabili intermediari che operavano con la cosca casalese, non solo il gruppo Bidognetti, ma anche i Belfortei; i quali si sarebbero serviti di altri imprenditori amici che trovavano le terre dove sversare il contenuto dei camion provenienti quasi tutti dalle industrie settentrionali. La conferma e’ arrivata anche da intercettazioni telefoniche ed ambientali. Davanti al tribunale, manifestazione questa mattina a sostegno dell’accusa del movimento Insorgenza civile e di associazioni ambientaliste.