La Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere ha emesso l’avviso di conclusione indagine per 12 persone, tra cui cinque medici veterinari dell’Asl di Caserta, indagate per truffa, falso ideologico e violazioni penali della normativa concernente i controlli sanitari. Nel corso delle indagini sono stati sequestrati due allevamenti bufalini del Casertano, il primo ubicato a Gioia Sannitica dove sono presenti 2.500 capi, l’altro a Vairano Patenora; i proprietari sono tra le persone raggiunte dall’avviso di conclusione delle indagini. In particolare, secondo la Procura guidata da Maria Antonietta Troncone e i carabinieri del Gruppo Forestale di Caserta, i medici avrebbero prelevato campioni di sangue dai capi bufalini dei due allevamenti per effettuare in laboratori privati o nei propri uffici analisi «preventive», realizzate cioè prima di quelle ufficiali previste dalla profilassi di Stato; lo scopo era accertare se qualche capo fosse affetto da brucellosi al fine di macellarlo in anticipo ed evitare che, in seguito alla analisi ufficiali dell’Asl, l’allevamento finisse tra quelli in quarantena. Dalle analisi ordinate dalla Procura è emerso che almeno due capi erano affetti da brucellosi, ma gli allevatori, con la complicità dei veterinari, avevano nascosto l’insorgere del focolaio alle autorità, riuscendo a mantenere la qualifica sanitaria di «allevamento indenne»; ciò avrebbe permesso ai due imprenditori bufalini di poter vendere il latte ai caseifici, per la produzione della mozzarella dop e degli altri derivati, allo stesso prezzo dei colleghi i cui allevamenti erano effettivamente sani e «indenni» dalla brucellosi. Gli inquirenti hanno inoltre scoperto in un laboratorio di analisi di Piedimonte Matese, dove erano stati inviati i campioni ematici prelevati dai capi dell’allevamento di Vairano, un kit per diagnosticare la brucellosi, il cui acquisto e utilizzo è vietato in Italia; il kit, è emerso, era stato acquistato in Francia da un intermediario commerciale di Perugia. Ai medici è inoltre contestata la truffa; avrebbero infatti inserito nei verbali redatti dopo i sopralluoghi presso le aziende i nominativi di colleghi non presenti, per far conseguire a questi ultimi le indennità di trasferta e i rimborsi chilometrici.

 

 

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