Indagini certosine. In azione i carabinieri di Salerno, Caserta, Torre Annunziata, Aversa e gli uomini della Guardia di Finanza di Napoli. Le forze dell’ordine hanno scoperchiato il vaso di Pandora. Un pozzo senza fondo. Un giro di affari milionario. All’incasso la Eco società cooperativa sociale onlus e le sue “associate”. Scatolette cinesi per consentire a Sofia Flauto di gestire la “coop madre” anche dopo l’inchiesta della Direzione distrettuale anticamorra di Napoli sul rapporto tra le società del Terzo settore e il clan dei Casalesi. La rete criminale ha indotto lo scorso maggio il prefetto di Salerno ad adottare l’interdittiva antimafia nei confronti della Eco. La creatura di Flauto navigava già da tempo in brutte acque. Sulla barca della coop si era abbattuta la tempesta della Dda partenopea. La tela delle indagini nelle mani dei pm Antonello Ardituro, Simona Belluccio e Vincenzo Ranieri, coordinati dal procuratore aggiunto Rosa Volpe. Nei guai ben 20 persone tra colletti bianchi ed esponenti di spicco della cosca. Per gli inquirenti l’associazione a delinquere ha creato un vero e proprio “sistema” per il “controllo delle attività economiche anche attraverso la gestione monopolistica del Terzo settore finalizzato all’acquisizione di appalti e servizi pubblici in particolare sul territorio delle province di Caserta e Napoli”. Tra i principali attori degli affari illeciti spicca il nome di Sofia Flauto. È accusata di concussione, turbativa d’asta, corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio e per 416 bis. Dalle intercettazioni e dai riscontri compiuti dalla polizia giudiziaria si è scoperto che Flauto e gli altri 19 indagati “abbiano sostanzialmente proseguito nello svolgimento delle medesime attività sotto una nuova veste al fine di vanificare gli effetti dell’interdittiva antimafia emessa nei confronti del consorzio Agape”. In tale contesto la Flauto partecipava alle gare per la gestione dei servizi attraverso le società cooperative a lei riconducibili direttamente o indirettamente aggirando il provvedimento. Un modus operandi identico a quello assunto nel caso della Eco. Scattano le indagini. Flauto si dimette da presidente del Cda ma continua a gestire di fatto la cooperativa. Come si legge nell’interdittiva antimafia della Prefettura di Salerno il “sistema” funzionava così: “Nell’asset societario risulta, in qualità di presidente del Consiglio di amministrazione Sofia Flauto, che in data 29 marzo 2021 ha rassegnato le proprie dimissioni dalla carica ma di fatto ha continuato ad avere rapporti con la cooperativa Eco attraverso un contratto di consulenza per l’anno 2021 e per i successivi 9 mesi del 2022, incaricata dal presidente del Cda in carica Domenico Toppi”. MAZZETTE E CLIENTELISMO A GO GO – La matassa degli illeciti è ingarbugliata. Il Gico ha certificato che “la Eco ha ricevuto fatture anche dalla Eris società cooperativa (con la quale ha lavorato tra gli altri anche il vicesindaco di Cesa Giusy Guarino, ndr), rappresentata dalla stessa Flauto”. Il deus ex machina della Eco turbava numerosi appalti con “la promessa di selezionare il personale da impiegare nel servizio al fine di condizionare la modalità di scelta del contraente, riuscendo per l’effetto di tale condotta ad aggiudicare l’affido diretto alla coop”. La Flauto è accusata anche di aver utilizzato parte del patrimonio della Eco “al fine di corrompere pubblici ufficiali”. Ad uno in particolare “venivano consegnate somme di danaro e oggetti preziosi in relazione ad alcuni dei servizi aggiudicati alle cooperative oggetto di investigazione”. Insomma mazzette ai colletti bianchi e legami con la camorra. Tanta roba (sporca).
SOFIA FLAUTO E QUEL LEGAME CON IL COMUNE DI CESA – In questo scenario balza agli occhi il rapporto consolidato tra la Eco e il Comune di Cesa. L’amministrazione capitanata dal sindaco Enzo Guida ha affidato un appalto diretto alla coop per la gestione del centro estivo: più di 20mila euro. Poi nel giro di qualche mese ha accolto la richiesta della onlus di aderire in qualità di stakeholder al progetto “Ragazzi Sgarrupati”. Un vero e proprio feeling. Reso ancora più stretto dal legame del vicesindaco Giusy Guarino con le cooperative della Flauto. Ricostruiamo la carriera della regina delle coop. È nata a Napoli ed è residente ad Aversa, ex moglie di Luigi Lagravanese di San Cipriano d’Aversa, anche lui coinvolto nell’indagine della Dda. Negli anni Sofia Flauto ha instaurato rapporti diretti con politici e dirigenti della Regione Campania e degli enti locali. Fino al 2020 ha ricoperto la carica di presidente del cda della Eco (foto in basso). Poi si è dimessa per far posto a Valeria Nigido, figlia di Maria Elena Cortese, responsabile del servizio civile presso Palazzo Santa Lucia (foto in basso). Guarda caso la “Eco” ha gestito il servizio civile in molti comuni campani, tra cui Orta di Atella. IL MACROSCOPICO CONFLITTO DI INTERESSI DI GIUSY GUARINO – La Flauto è presidente del consiglio di amministrazione anche della Eris cooperativa sociale onlus, coop guidata in precedenza da Luca Borrelli, anche lui indagato dell’Antimafia di Napoli (foto in basso). A sua volta Borrelli presiede il cda della Ker cooperativa sociale onlus (foto in basso). Tra i componenti del consiglio di amministrazione della Ker figura Pasquale Guarino, fratello di Giusy, vicesindaco di Cesa e assessore delegato alla 328/2000, legge che regolamenta gli appalti del Terzo settore (foto in basso). C’è di più. E di peggio. L’esponente della giunta capeggiata dal sindaco dem Enzo Guida ha lavorato sia con la Eris della Flauto che con la Ker di Borrelli. Entrambi coinvolti con ruoli di primo piano nell’inchiesta della Dda sui rapporti tra coop e Casalesi, con particolare riferimento al gruppo di Michele Zagaria, ai vertici della Cupola camorristica, e a quello di Nicola Schiavone, figlio di Francesco Schiavone “Sandokan”. Tra il 2018 e il 2020 il vicesindaco Guarino ha lavorato a tempo determinato a 36 ore settimanali presso la Eris della Flauto. Nel maggio 2015 ha avuto per la prima volta il ruolo di assessore alla 328 del Comune di Cesa, eletta nella lista Primavera Cesana. Incarico che ricopre tuttora, sempre con la giunta targata Guida, dopo la vittoria alle comunali del settembre 2020 del raggruppamento Nuova Primavera Cesana. La Guarino viene assunta il 6 novembre del 2020 dalla Ker di Borrelli a tempo indeterminato. Il vicesindaco di Cesa nel frattempo è alle dipendenze, con una collaborazione coordinata e continuativa, anche della Coop Invento Arl fino al 31 dicembre 2016. La sua prima elezione risale al maggio 2015. E proprio durante il suo primo mandato nella giunta di Enzo Guida la Invento si è aggiudicata diversi appalti presso l’Ambito socio-sanitario C6, composto dai Comuni di Cesa, Aversa, Carinaro, Casaluce, Gricignano, Sant’Arpino, Orta di Atella, Succivo e Teverola. Del Coordinamento del C6 fanno parte i sindaci o loro delegati. La delega viene assegnata ovviamente agli assessori alla 328. La Guarino quando sedeva al tavolo istituzionale dell’Ambito indossava la doppia veste di rappresentante del Comune di Cesa e di collaboratrice retribuita della “Invento”, vincitrice di gare svolte presso il C6. Conflitto di interessi? È il minimo.
APPALTI A RAFFICA E PARENTI NEI CONSIGLI DI AMMINISTRAZIONE – È poca cosa rispetto a ciò che avviene a Cesa. Nel 2020 la coop Eco di Sofia Flauto si aggiudica l’appalto di oltre 20mila euro per la gestione del centro estivo. In questo caso il conflitto di interessi di Giusy Guarino è gigantesco. Parentesi. Non è una novità: recentemente suo marito Carlo Perfetto ha vinto un concorso bandito dal Comune di Cesa assicurandosi un bel posto fisso alla faccia dei disoccupati locali. Torniamo all’incompatibilità cronica dell’assessore alla 328 di Cesa. Nel 2020 Guarino lavorava con la cooperativa Eris, il cui presidente del cda era la stessa Flauto. Ricapitolando: Guarino è dipendente di una cooperativa guidata dalla Flauto. Quando è assessore a Cesa un’altra coop della Flauto vince un appalto di circa 30mila euro. Il fratello della Guarino è membro del cda della Ker, società capeggiata da Borrelli, che ha fatto parte del cda della Eris presieduta dalla Flauto. Luca Borrelli e Sofia Flauto sono indagati dalla Dda di Napoli a vario titolo di concussione, turbativa d’asta, corruzione e per 416 bis primo comma, che prevede “l’aumento di pena quando la condotta tipica sia consumata al fine di agevolare le associazioni mafiose, abbia natura oggettiva concernendo le modalità dell’azione, ovvero abbia natura soggettiva concernendo la direzione della volontà”. Cos’altro serve per un accurato accesso agli atti? Chiosa: invece di cacciare dalla giunta il suo braccio destro Guarino, il sindaco Guida dispensa querele pagate dai contribuenti. Il mondo all’incontrario. Cesa a statuto speciale.
Mario De Michele
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