Metà della popolazione di Gaza sta morendo di fame mentre continuano i combattimenti tra Hamas e Israele: lo afferma il vicedirettore del Programma alimentare mondiale (Pam) delle Nazioni Unite, Carl Skau, come riporta la Bbc. Solo una frazione delle forniture necessarie è riuscita ad entrare nella Striscia e in alcune aree nove famiglie su 10 non riescono a mangiare tutti i giorni, ha aggiunto il funzionario, sottolineando che le condizioni a Gaza hanno reso le consegne di aiuti umanitari “quasi impossibili”. Skau ha commentato che nulla lo aveva preparato alla “paura, al caos e alla disperazione” che lui e la sua squadra del Pam hanno incontrato durante il loro viaggio a Gaza questa settimana. Sono stati testimoni della “confusione nei magazzini, nei punti di distribuzione con migliaia di persone affamate e disperate, nei supermercati con gli scaffali vuoti e nei rifugi sovraffollati con servizi igienici straripanti”, ha raccontato. Le pressioni internazionali e un cessate il fuoco temporaneo di sette giorni il mese scorso hanno consentito l’ingresso nella Striscia di Gaza di alcuni aiuti estremamente necessari, ma secondo il Pam ora è necessario un secondo valico di frontiera per soddisfare la domanda. In alcune zone, nove famiglie su dieci trascorrono “un giorno e una notte interi senza cibo”, ha sottolineato il funzionario. Dopo quasi 20 ore di relativa calma, le sirene di allarme anti razzi da Gaza sono risuonate nelle comunità israeliane a ridosso della Striscia. Lo ha detto il portavoce militare secondo cui le sirene sono state attivate nei kibbutz di Yad Mordechai e Netiv Haasara. Sono proseguiti i combattimenti durante la notte a Khan Yunis nel sud della Striscia. Lo ha detto il portavoce militare, secondo cui l’aviazione ha colpito “infrastrutture nelle quali operavano terroristi e anche imbocchi di tunnel”. Sempre durante la notte, raid aerei, diretti dalle forze di terra, hanno centrato “una postazione di comunicazione di Hamas collocata vicino ad una moschea nel sud di Gaza”. A Shujaia, nel centro della Striscia, “truppe israeliane hanno effettuato un raid mirato su un centro di comando militare di Hamas e localizzato numerose armi”. I media hanno segnalato combattimenti anche a Jabalya, nel nord della Striscia. Secondo il portavoce militare, ieri sono stati 250 gli obiettivi di Hamas colpiti dall’esercito israeliano. Fonti israeliane, citate dalla tv Kan, hanno stimato che la guerra dentro Gaza possa andare avanti per “due mesi”. Le stesse fonti hanno aggiunto che dopo questo periodo non ci sarà alcun cessate il fuoco, ma operazioni localizzate condotte da forze che resteranno in prossimità della Striscia. In questo periodo – hanno spiegato – ci saranno tentativi di concludere altri accordi per il rilascio di più ostaggi. Ad un certo punto di questi 2 mesi, l’esercito permetterà ad alcuni residenti di Gaza di ritornare nelle loro case: una richiesta questa – secondo le fonti – “avanzata dagli Usa e anche una necessità operazionale”. Un’altra tv, Canale 13, citando fonti diplomatiche non specificate, ha riferito di una telefonata nel fine settimana tra il presidente americano Joe Biden e il primo ministro Benyamin Netanyahu nella quale quest’ultimo ha detto che le operazioni a Khan Yunis, nel sud della Striscia, potranno proseguire “per 3-4 settimane”. Gli sforzi di mediazione per assicurare un nuovo cessate il fuoco a Gaza e per il rilascio di altri ostaggi detenuti da Hamas proseguono nonostante i continui bombardamenti israeliani che stanno “restringendo la finestra” per un risultato positivo: lo ha dichiarato il primo ministro del Qatar. “I nostri sforzi come Stato del Qatar, insieme ai nostri partner, continuano. Non ci arrenderemo”, ha detto lo sceicco Mohammed bin Abdulrahman Al Thani al Doha Forum. “Stiamo correndo un serio rischio di collasso del sistema umanitario” a Gaza, dove “la situazione si sta rapidamente trasformando in una catastrofe con implicazioni potenzialmente irreversibili per i palestinesi nel loro complesso e per la pace e la sicurezza nella regione”: lo ha detto oggi il Segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, parlando al Forum di Doha, in Qatar. Guterres ha inoltre deplorato la “paralisi” delle Nazioni Unite di fronte alla guerra tra Israele e Hamas, dicendosi dispiaciuto che il Consiglio di sicurezza non abbia votato a favore di un cessate il fuoco. Guterres ha affermato che il Consiglio di Sicurezza è “paralizzato da divisioni geostrategiche”, compromettendo così la sua capacità di trovare soluzioni alla guerra. “L’autorità e la credibilità del Consiglio di Sicurezza sono state seriamente compromesse” dalla sua risposta tardiva al conflitto, un colpo alla sua reputazione aggravato dal veto posto venerdì dagli Stati Uniti a una risoluzione che chiedeva un cessate il fuoco a Gaza. La bozza di risoluzione era stata preparata dopo l’invocazione senza precedenti da parte del Segretario Generale dell’Onu dell’articolo 99 della Carta delle Nazioni Unite, secondo cui il segretario generale puo’ portare all’attenzione del Consiglio di sicurezza “qualsiasi questione che, a suo avviso, possa minacciare il mantenimento della pace e sicurezza internazionale”. “Ho ribadito il mio appello a dichiarare un cessate il fuoco umanitario… purtroppo il Consiglio di Sicurezza non l’ha fatto”, si è rammaricato Guterres. “Posso promettere che non mi arrenderò”, ha aggiunto. La guerra tra Israele e Hamas sta avendo un impatto catastrofico sulla salute nella Striscia di Gaza: lo ha detto oggi il capo dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), Tedros Adhanom Ghebreyesus. “L’impatto del conflitto sulla salute è catastrofico” e gli operatori sanitari stanno svolgendo un lavoro impossibile in condizioni inimmaginabili, ha affermato il direttore generale dell’agenzia sanitaria delle Nazioni Unite all’apertura di una sessione speciale del comitato esecutivo dell’Oms convocata per discutere le condizioni sanitarie nei territori palestinesi.