In esattamente tre mesi di guerra Israele ha ucciso ”circa 8.000 terroristi” di Hamas: è quanto afferma l’esercito (Idf) nel suo internet. Nel settore nord della Striscia, all’interno di un’area fittamente popolata da 1,2 milioni di persone, è stata gradualmente smantellata – dopo la loro evacuazione – una struttura militare composta da 2 brigate che comprendevano 12 battaglioni, con una forza complessiva di 14 mila uomini. In totale nella Striscia di Gaza le forze armate hanno trovato e distrutto finora 30-40.000 armi e altri mezzi da combattimento custoditi nei bunker di Hamas ma anche in scuole, ospedali, moschee e in case. Almeno 16 persone sono morte ieri sera in bombardamenti israeliani nella Striscia di Gaza, rende noto l’agenzia di stampa palestinese Wafa. Secondo fonti locali citate dalla Wafa, 12 civili sono stati uccisi e altri 50 feriti in un attacco contro un appartamento della città meridionale di Khan Yunis. L’agenzia palestinese afferma che altre quattro persone sono morte invece per le bombe cadute su una scuola gestita dall’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi (Unrwa) nel campo profughi di Maghazi, nella città centrale di Deir al-Balah. Un attacco aereo israeliano ha ucciso sei persone a Jenin, in Cisgiordania. Lo rende noto il Ministero della Sanità palestinese. Il dicastero con sede a Ramallah specifica che il bombardamento ha colpito un assembramento di cittadini nella città situata nel nord del territorio palestinese. Israele afferma che le persone uccise facevano parte di un gruppo di uomini armati palestinesi che stavano lanciando esplosivi contro truppe impegnate in un’operazione antiterrorismo in Cisgiordania. In un comunicato citato dai media locali le Forze di difesa israeliane (Idf) spiegano che quattro agenti della polizia di frontiera sono rimasti feriti da una bomba piazzata sul ciglio di una strada a Jenin ed esplosa al passaggio di un veicolo delle forze dell’ordine: durante l’estrazione degli agenti feriti, un elicottero ha effettuato un attacco aereo contro il gruppo armato che lanciava esplosivi contro le truppe. Il ministero della Sanità palestinese ha affermato che sei persone sono state uccise nell’attacco. Le Idf specificano che due degli agenti feriti sono in gravi condizioni. Fonti locali citate dall’emittente araba Al Jazeera affermano che almeno una delle guardie di frontiera è stata portata via d’urgenza in elicottero. Sempre secondo Al Jazeera, sono stati diversi i raid israeliani effettuati sul terreno stanotte in Cisgiordania. In uno di questi, a Nabuls l’esercito avrebbe arrestato una giovane palestinese dopo aver fatto irruzione nella sua abitazione. Le altre città cisgiordane interessate dalle incursioni israeliane sono state Hebron, Qalqilya e Gerico. A Jenin uccisa agente guardia di frontiera israeliana Una agente della Guardia di frontiera, ferita in modo grave stamane da una esplosione a Jenin (Cisgiordania), è deceduta in ospedale. Lo ha riferito il portavoce militare. Con lei sono rimasti feriti altri tre agenti, uno dei quali è in condizioni gravi. Secondo la radio militare, all’ingresso a Jenin della loro unità è esploso un potente ordigno che era stato nascosto lungo la strada. L’operazione è stata subito interrotta e la evacuazione dei feriti è stata molto complessa. Per coprire la loro uscita dalla città è intervenuto un elicottero che ha colpito ed ucciso sei miliziani appostati nelle vicinanze. La agente uccisa è stata identificata nella sergente Shay Garmay, 19 anni. Con la sua morte sale a 60 il numero complessivo degli agenti di polizia e della Guardia di frontiera uccisi a ridosso della striscia di Gaza, in Cisgiordania e a Gerusalemme est a partire dal 7 ottobre. Secondo la ricostruzione dell’esercito, all’ingresso di Jenin le forze sono cadute in un complesso agguato. Il veicolo dove si trovava Garmay è stato investito da una esplosione. Gli agenti sono usciti per cercare riparo ed allora, sotto al loro veicolo, è esploso un secondo ordigno nascosto sotto l’asfalto. Di norma le forze che compiono incursioni nei campi profughi sono precedute da una ruspa che ha l’incarico di far detonare cariche e mine nascoste nel terreno. Quella collocazione è ritenuta dai miliziani la migliore per neutralizzare i mezzi blindati dell’esercito colpendoli nel loro punto più debole, ossia la base. In questo caso, tuttavia – ha riferito la radio militare -, l’unità israeliana è stata colta di sorpresa. Mentre i feriti venivano trasportati in elicottero in ospedale, altre forze sono state impegnate per recuperare il veicolo danneggiato, mentre erano esposte al fuoco costante di miliziani appostati intorno. La operazione – durata quattro ore – ha reso necessario l’intervento di velivoli militari che hanno colpito ed ucciso 6 miliziani di Jenin. Un israeliano di circa 30 anni è stato colpito a morte oggi da spari mentre era alla guida di un’automobile nelle vicinanze dell’insediamento di Ofra, nella zona di Ramallah, in Cisgiordania. Lo ha riferito la radio militare, secondo cui si profila l’ipotesi di un attentato in quanto l’automobile aveva una targa israeliana. Al tempo stesso, ha aggiunto la emittente, si stanno vagliando anche altre piste in quanto l’ucciso è un arabo cittadino di Israele. Israele decapita ulteriormente Hamas. L’esercito e lo Shin Bet, il servizio in intelligence interno, hanno annunciato che il comandante del battaglione Nuseirat di Hamas, Ismail Siraj, e il suo vice, Ahmed Wahaba, responsabili dei massacri al kibbutz di Beeri e in altre località, sono stati uccisi sabato sera in un attacco aereo a Gaza. Ma non solo. L’Idf ha anche rivendicato di aver ormai smantellato tutta la rete militare di Hamas nel nord della Striscia. La notizia arriva mentre i riflettori sono puntanti a nord dove è arrivata “la prima risposta” all’uccisione del numero due di Hamas, Saleh al-Arouri, a Beirut: dal Libano sono piovuti decine di razzi, almeno 62 lanciati da Hezbollah ma anche dal gruppo sunnita Jama’a Islamiya, una costola dei Fratelli Musulmani, che ha preso di mira la località di Kiryat Shmona. Non ci sono state vittime e immediata è scattata la risposta israeliana: aerei da combattimento hanno attaccato una serie di siti di Hezbollah nelle aree di Aita al-Sha’ab, Yaron e Ramya. Impedire l’espandersi del conflitto è uno degli obiettivi principali della missione nella regione del segretario di Stato americano Antony Blinken, che ha iniziato il suo tour in Turchia, incontrando prima l’omologo turco Hakan Fidan e poi il presidente Recep Tayyip Erdogan ed è successivamente volato in Grecia per colloqui con il premier Kyriakos Mitsotakis. Il Dipartimento di Stato ha fatto sapere che Blinken “ha sottolineato la necessità di prevenire l’estensione del conflitto” durante più di un’ora di colloqui con Erdogan. Ha enfatizzato la necessità di “lavorare per una pace regionale più ampia e duratura che garantisca la sicurezza di Israele e faccia avanzare la creazione di uno Stato palestinese”. Una fonte diplomatica turca ha detto che il ministro degli Esteri Fidan ha ribadito a Blinken la necessità di un “cessate il fuoco immediato” per garantire la regolare consegna degli aiuti. “Vogliamo evitare che si allarghi il conflitto” e “stiamo facendo in modo che non ci sia un’escalation tra Israele e il Libano”, ha dichiarato lo stesso Blinken dalla Grecia, “stiamo esaminando le vie diplomatiche per cercare di dissipare queste tensioni”. A lui si era rivolto in un videomessaggio il leader di Hamas Ismail Haniyeh, esortandolo a sfruttare la sua missione nella regione per “fermare l’aggressione contro i palestinesi” e far sì che “termini l’occupazione dei territori palestinesi”. egli ultimi tre mesi”, aggiungendo che il sostegno degli Usa all’operazione israeliana a Gaza ha “causato massacri e crimini di guerra senza precedenti contro di noi”. Dopo Istanbul e la Grecia, il segretario di Stato Usa sarà in Israele, Giordania, Cisgiordania, Qatar, Emirati, Arabia Saudita ed Egitto. All’appello di Blinken si unisce anche il capo della diplomazia europea, Josep Borrell, auspicando che il Libano non sia “coinvolto in un conflitto regionale. È un imperativo evitare una escalation regionale in Medio Oriente, è assolutamente necessario evitare che il Libano sia trascinato in un conflitto regionale”, ha detto parlando a Beirut con il suo omologo libanese. “Mando lo stesso messaggio a Israele: nessuno uscirà vincitore da un conflitto regionale. L’unica via è la creazione di uno Stato palestinese”, l’unico “orizzonte di speranza” per i palestinesi. Una speranza che al momento appare lontanissima: quasi il 90% dei 2,4 milioni di abitanti di Gaza sono stati “sfollati con la forza e non hanno più nulla”, ha affermato l’Unrwa, l’agenzia Onu per per i profughi palestinesi, che a centinaia di migliaia sono alle prese con gravi carenze di cibo, acqua, forniture mediche e carburante. Secondo l’Unrwa, 1,9 milioni di palestinesi sono stati sfollati in tutta Gaza, di cui 1,88 milioni hanno trovato rifugio all’interno e nelle vicinanze delle 155 installazioni dell’agenzia. Le vittime palestinesi sono arrivate a 22.722 uccisi e 58.166 feriti. Una situazione drammatica che ha costretto Medici Senza Frontiere ad evacuare il suo personale dall’ospedale Al-Aqsa, dopo giorni di combattimenti e all’ordine di evacuazione diffuso dalle forze israeliane: “Con un grosso peso sul cuore siamo costretti ad evacuare”, ha fatto sapere Carolina Lopez, coordinatrice dell’emergenza di Msf all’ospedale. Le bombe d’altronde non sembrano destinate a fermarsi presto: “La guerra non deve finire finché non saranno raggiunti tutti gli obiettivi”, ha ribadito il premier israeliano Benyamin Netanyahu in una giornata che ha visto migliaia in piazza protestare contro la sua linea e chiedere le elezioni anticipate. In prima linea le famiglie degli ostaggi: “Sono passati tre mesi da quando Nimrod è stato rapito ed è come una giornata lunga ed estenuante che non finisce mai”, ha urlato Rumi Cohen, gemella di Nimrod, rapito a Gaza.