Usurai feroci. Spietati con le vittime, stritolate da interessi al cinquanta per cento senza poter scalare il debito. E così perfidi da fare rete con altri cravattari a cui “girare” la vittima, costretta a chiedere soldi a strozzo per pagare i soli interessi del primo prestito. I cravattari non si sono fermati nemmeno davanti a due vittime costrette a separarsi perché non avevano più soldi per pagare l’affitto. Inarrestabili, tanto da pretendere e ottenere da una delle loro vittime la card del reddito di cittadinanza, per evitare la minacciata aggressione con mazze da baseball alla figlia. Un incubo che è finito la scorsa notte, quando i carabinieri della compagnia di Giugliano, diretta dal capitano Matteo Alborghetti e i militari della locale tenenza, hanno arrestato presso le rispettive abitazioni otto componenti della consorteria dei cravattari di Sant’Antimo. La banda aveva continuato a minacciare le loro vittime ad ogni ora del giorno e della notte, non appena scattava un ritardo dalla scadenza della rata mensile. E allora senza alcuna pietà applicavano il cosiddetto “scomodo”. Una sorta di sanzione, il cui importo era deciso dal cravattaro e che faceva aumentare gli interessi sugli interessi, senza naturalmente intaccare il totale della somma avuta in prestito. Un inferno, per chi aveva avuto in prestito cinquemila euro, e che nonostante avesse restituito oltre ventimila euro in meno di due anni era costretto ancora a pagare ancora fantomatici interessi sul prestito ricevuto. L’altra notte le manette sono scattate per Francesco De Lucia, 51 anni, suo fratello Orazio De Lucia, 49 anni, Massimiliano Paciello, 42 anni, Angela Cecere, 42 anni, Rosa Parisi, 44 anni, tutti di Sant’Antimo, finiti direttamente nelle celle di Poggioreale e Pozzuoli. Ai domiciliari Mario Guarino, 59 anni, Lucrezia Pedata, 52 anni e Massimo Manna, 53 anni, tutti residenti a Sant’Antimo. I militari hanno eseguito il provvedimento di custodia cautelare disposto dal gip del tribunale di Napoli Nord Daniele Grunieri su richiesta dal sostituto Fabio Sozio della procura di Napoli Nord, diretta dal procuratore Maria Antonietta Troncone. Tutti gli indagati sono ritenuti gravemente indiziati, a vario titolo, di concorso in usura, estorsione e tentata estorsione, lesioni personali, indebito utilizzo di strumenti di pagamento e abusiva attività finanziaria. La vicenda è venuta alla luce nel settembre del 2020, quando uno dei familiari di una delle vittime aveva denunciato ai carabinieri della tenenza di Sant’Antimo quanto subito dalla sorella, una casalinga 50enne del posto. Dopo aver provato ad aiutare la figlia, vittima degli usurai, la donna aveva manifestato seri propositi di suicidio perché stremata nel fisico e rimasta senza neppure un centesimo in tasca. Quella denuncia, presa molto sul serio dagli inquirenti, ha dato poi il la a una meticolosa indagine, svolta anche con l’ausilio di intercettazioni telefoniche. Nel corso dell’inchiesta i carabinieri hanno sequestrato circa 80mila euro e una sorta di libro mastro del giro dei prestiti a strozzo nell’abitazione di Angela Cecere, ritenuta l’ideatrice del giro di usura e la “banca” presso la quale gli altri indagati prelevavano le somme da prestare alle potenziali vittime. Gli inquirenti hanno anche accertato che le somme prelevate dalla card del reddito di cittadinanza della vittima erano state utilizzate per usi e acquisti personali da parte degli indagati.