Ha squarciato il velo di Maya l’interdittiva antimafia a carico della Eco società cooperativa sociale onlus adottata dalla Prefettura di Salerno. Le indagini hanno fatto luce su un “sistema” consolidato e articolato messo in piedi da Sofia Flauto, madre putativa della coop. La signora delle onlus è indagata per reati di camorra nell’ambito di un’inchiesta della Dda di Napoli che vede sotto accusa ben 20 persone tra colletti bianchi ed esponenti di spicco della cosca. Secondo i pm Antonello Ardituro, Simona Belluccio e Vincenzo Ranieri, coordinati dal procuratore aggiunto Rosa Volpe, l’associazione a delinquere ha creato uan rete criminale per il “controllo delle attività economiche anche attraverso la gestione monopolistica del Terzo settore finalizzato all’acquisizione di appalti e servizi pubblici in particolare sul territorio delle province di Caserta e Napoli”. Flauto è accusata di concussione, turbativa d’asta, corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio e per 416 bis. Nell’inchiesta dell’Antimafia è emerso il coinvolgimento della creatrice della Eco in illeciti condizionamenti relativi all’aggiudicazione di diverse gare nell’ambito del Terzo settore da parte di Comuni della Campania e non solo. Dalle intercettazioni e dai riscontri compiuti dalla polizia giudiziaria si è scoperto che dopo lo scioglimento di Agape Consorzio di cooperative sociali e di Agape Service, che operava tramite una gestione monopolistica del Terzo settore con l’aggiudicazione di appalti tra il Casertano e il Napoletano, Sofia Flauto e gli altri 19 indagati “abbiano sostanzialmente proseguito nello svolgimento delle medesime attività sotto una nuova veste al fine di vanificare gli effetti dell’interdittiva antimafia emessa nei confronti del consorzio Agape”. In tale contesto la Flauto partecipava alle gare per la gestione dei servizi attraverso le società cooperative a lei riconducibili direttamente o indirettamente aggirando l’interdittiva antimafia. Gli indagati operavano in stretto collegamento con il clan dei Casalesi, di cui sono esponenti Orlando Diana e Maurizio Zippo, indagati per associazione mafiosa nello stesso procedimento, anche per effetto di numerose e convergenti dichiarazioni di collaboratori di giustizia che ne hanno delineato il ruolo nella sanguinaria cosca. L’attuale cda della cooperativa è composto da Barbara Graziani (presidente), Felice Di Somma (vicepresidente) e Vincenza Castiello (consigliere). Ma, secondo i magistrati, la Flauto ha svolto un ruolo centrale anche dopo essersi dimessa dalla guida della Eco. Come si legge nell’interdittiva antimafia il “sistema” funzionava così: “Nell’asset societario risulta, in qualità di presidente del Consiglio di amministrazione Sofia Flauto, che in data 29 marzo 2021 ha rassegnato le proprie dimissioni dalla carica ma di fatto ha continuato ad avere rapporti con la cooperativa Eco attraverso un contratto di consulenza per l’anno 2021 e per i successivi 9 mesi del 2022, incaricata dal presidente del Cda in carica Domenico Toppi”. Non finisce qui. Il Gico ha certificato che “la Eco ha ricevuto fatture anche dalla Eris società cooperativa (con la quale ha lavorato tra gli altri anche il vicesindaco di Cesa Giusy Guarino, ndr), rappresentata dalla stessa Flauto”. Una sorta di scatole cinesi per mascherare il ruolo direttivo della signora delle coop. E ancora. Gli inquirenti infatti hanno ricostruito nei minimi dettagli il modus operandi di Sofia Flauto. Il deus ex machina della Eco turbava numerosi appalti con “la promessa di selezionare il personale da impiegare nel servizio al fine di condizionare la modalità di scelta del contraente, riuscendo per l’effetto di tale condotta ad aggiudicare l’affido diretto alla coop”. La Flauto è accusata anche di aver utilizzato parte del patrimonio della Eco “al fine di corrompere pubblici ufficiali”. Ad uno in particolare “venivano consegnate somme di danaro e oggetti preziosi in relazione ad alcuni dei servizi aggiudicati alle cooperative oggetto di investigazione”. Un “sistema”, appunto.

Mario De Michele

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