È in via Marano-Pianura, all’interno del Parco del Sole, il bene confiscato alla famiglia Polverino occupato abusivamente nei giorni scorsi. A denunciarlo è il Centro Speranza, l’associazione che ha ottenuto dal Comune di Marano l’affidamento di un appartamento in cui dovrebbe sorgere un centro antiviolenza. L’abitazione, uno dei tanti beni confiscati alla Pol.Carni, società per anni gestita dai cugini del super boss Giuseppe Polverino, alias «o Barone», sarebbe stata occupata da alcune persone e ora gli affidatari chiedono al Comune, retto da una triade commissariale insediatasi dopo lo scioglimento per mafia, di provvedere allo sgombero. Il Centro Speranza, seppur ufficialmente assegnatario del bene, non è mai entrato in possesso della struttura. L’ufficio tecnico comunale, secondo quanto dichiarato dai rappresentanti del Centro, non avrebbe mai consegnato le chiavi dell’immobile. Chiavi che sarebbero state smarrite o che comunque (non si sa per quale ragione) non sarebbero più nelle disponibilità degli uffici dell’Ente. «Siamo stati più volte sul posto e abbiamo potuto constatare la presenza di persone all’interno di uno dei due appartamenti di cui siamo assegnatari – spiegano i referenti del Centro Speranza -. Ci siamo rivolti alla polizia municipale, che ci ha chiesto tuttavia di rivolgerci alla commissione straordinaria e all’ufficio tecnico poiché, in mancanza di chiavi, occorre il preventivo benestare per l’abbattimento della porta d’ingresso». La gestione o l’assegnazione dei beni confiscati alle mafie nel comune di Marano è da sempre segnata da ritardi e problematiche di vario genere. Il Comune possiede un numero impressionante di ville e terreni, più di 120, buona parte dei quali mai affidati ad associazioni e cooperative. Le difficoltà di gestione sono state rilevate anche dagli ispettori della prefettura che hanno stilato la relazione propedeutica allo scioglimento per mafia (il quarto nell’arco di trent’anni) del municipio.
Il Parco del Sole è ubicato nella zona collinare della città, a ridosso della collina dei Camaldoli, lì dove ancora oggi risiedono tutti i familiari del capoclan, Giuseppe Polverino, e tanti affiliati alla fazione criminale per decenni egemone in città e a Quarto, ma da qualche tempo inglobata e di fatto spodestata dal gruppo Orlando. Pochi anni fa, uno degli appartamenti sottratti alla Pol.Carni, anch’esso situato nel Parco del Sole, fu occupato da un uomo che ne rivendicava la titolarità. Era un 45enne della zona, con problemi di tossicodipendenza, che sosteneva di aver pagato profumatamente i Polverino per l’acquisto della casa e di essere stato da questi raggirato. L’uomo non si rassegnava alla perdita dell’immobile e in un’occasione, armato di pistola, fece anche irruzione in municipio. Archiviati i tentativi di mediazione, durati diversi mesi, il Comune decise di sgomberarlo nel giugno di quattro anni fa. Il bene è di proprietà dell’Ente dal lontano 2013, ma da allora non è mai stato riutilizzato per i fini sociali previsti dalla legge. Stessa sorte è toccata a tanti altri immobili, tra cui la splendida villa di via San Tommaso, un tempo appartenuta a Castrese e Giuseppe Palumbo, quest’ultimo suicidatosi nel carcere di Firenze undici anni fa. Nel lungo elenco di beni non ancora assegnati o che versano in condizioni di estremo degrado figurano inoltre le ville dei Simeoli (palazzinari del clan Polverino) di via Marano-Quarto e diversi edifici ubicati in via Soffritto e in via Gramsci.