Parte da Arezzo l’operazione firmata dalle Fiamme Gialle aretine e dal Gico di Firenze che ha portato all’arresto di sei persone e al sequestro di trentamila capi di abbigliamento griffati falsificati ma di buona fattura che, dalla Turchia, venivano smerciati tramite grossisti compiacenti, in mezza Europa.
I particolari dell’operazione ”Rubamazzo” sono stati illustrati questa mattina nel corso di una conferenza stampa tenuta dal colonnello Dario Solombrino, comandante di Arezzo e dal comandante del Gico di Firenze Antonino Raimondo. Gli arrestati sono un 53enne italiano da tempo residente in Germania, che si occupava dello stoccaggio e dello smistamento della merce una volta arrivata in terra tedesca, due calabresi originari di Vibo Valentia di 42 e 45 anni, considerati molto vicini ai clan della ‘ndrangheta ”Anello Fiumara” e ”Mancuso” e tre napoletani, due ventisettenni e un cinquantenne. Le indagini sono partite dal sequestro di alcuni carichi, effettuato dalla Guardia di Finanza che da li’ si e’ messa in moto per risalire a chi produceva e a chi commercializzava scarpe e capi di abbigliamento falsi ma di pregio. I Finanzieri hanno individuato un giro organizzato che, dopo la produzione in Turchia, faceva arrivare la merce in Germana e Olanda da dove veniva venduta anche in Austria, Italia, Spagna e Gran Bretagna. In Italia la Guardia di Finanza ha seguito otto consegne. I finanzieri si sono spinti cosi’ oltre che ad Arezzo, a Firenze, Prato, Bergamo, Cittadella (Padova), Vibo Valentia, Salerno e Catania. Secondo quanto emerso i personaggi di spicco dell’organizzazione erano i due calabresi, che, in due episodi avvenuti in Calabria, avrebbero utilizzato maniere violente per convincere gli acquirenti a comprare. Sempre in base ella risultanze delle indagini i due si incontravano in locali aretini per pianificare le strategie future di azione. Elevatissimi, come ha spiegato il colonnello Solombrino, i margini di profitto con capi che, dai 14 euro iniziali, arrivavano poi a costare cifre piu’ che raddoppiate al compratore finale. In questo ambito 50 le persone indagate, tra cui due grossisti aretini e alcuni fiorentini e 30 quelle ”monitorate” dall’inchiesta che continua ad andare avanti.