Per dedicarsi al bird-watching ha realizzato una costruzione a tre piani su un albero. Abusiva, secondo l’accusa. Perfettamente regolare per l’imputato – il senatore Marcello Dell’Utri – e per il Comune di Torno, il luogo in cui si trova la lussuosissima villa con giardino poi venduta dal politico a Silvio Berlusconi, in cui è stata edificata la “casetta”.

Oggi per abusivismo edilizio, violazione dei vincoli cimiteriali e alterazione delle bellezze paesaggistiche, l’ex manager di Publitalia, alle prese con una condanna per mafia pendente in appello, è stato condannato dal giudice di Como a 9 mesi di carcere, pena sospesa. La vicenda ebbe inizio nel 2009, quando a seguito di una denuncia anonima, il Comune fece dei controlli nella proprietà di Dell’Utri scoprendo la casetta, di circa 70 metri quadrati. Scattò la denuncia e l’ordine di demolizione, seguì poi il processo. Citato dal pm, però, l’architetto del Comune contestò la tesi dell’accusa sostenendo che l’edificio fosse smontabile in quanto privo di sostegno di cemento. Inoltre, il tecnico testimoniò che l’imputato aveva sottoscritto l’impegno a rimuovere la costruzione qualora il Comune l’avesse richiesto e aveva rinunciato al ricorso al Tar contro l’ordine di demolizione precedentemente fatto. L'”assoluzione” a Dell’Utri è arrivata anche dalla Soprintendenza che ha negato l’esistenza di violazioni paesaggistiche. Il giudice, però, non ha condiviso le conclusioni di Comune e Soprintendenza, e oltre a condannare l’imputato ha inviato gli atti al pm perché valuti se incriminare il tecnico per abuso d’ufficio.

 

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