Si allargano le indagini a carico di 11 ex dirigenti della Pirelli in relazione a operai morti o che si sono ammalati di forme tumorali a causa dell’amianto dopo aver lavorato negli stabilimenti milanesi dell’azienda tra la fine degli anni ’70 e la fine degli anni ’80.
Oggi, infatti, nel corso del processo nei confronti degli ex manager, che devono rispondere gia’ di 24 casi, il pm di Milano, Maurizio Ascione, ha fatto riferimento agli sviluppi dell’inchiesta. Da quanto si e’ saputo, i casi in totale salirebbero a 50 circa, tra cui una quarantina di decessi per mesotelioma pleurico. Alla ripresa del processo a settembre, la Procura potrebbe depositare le indagini integrative nel dibattimento, ‘raddoppiando’ dunque le contestazioni a carico degli imputati. In questo caso, comunque, le difese degli ex dirigenti potranno discutere e produrre anche loro documenti e poi tocchera’ alla sesta sezione penale decidere se far entrare nel processo o meno i nuovi casi. ‘Alla sbarra’ ci sono 11 persone, tra ex componenti del cda e ex amministratori che si sono succeduti dal ’79 all’ ’88, e ai quali l’accusa, a vario titolo, contesta i reati di omicidio colposo e lesioni colpose con l’aggravante di aver violato le normative sulla sicurezza. Al centro del processo ci sono 20 casi di dipendenti morti di mesotelioma pleurico e 4 di lavoratori malati di tumore. Tutti operai che hanno lavorato negli stabilimenti milanesi di viale Sarca e via Ripamonti. Per il pm – che nel frattempo ha indagato su un’altra ventina di casi di decessi e su altri di operai ammalati – i lavoratori hanno subito negli anni esposizioni massicce e ripetute alle fibre di amianto, senza protezioni. Pirelli ha piu’ volte ribadito, invece, di non aver ”mai utilizzato amianto” come ”componente nella produzione degli pneumatici e che all’epoca l’uso dell’amianto negli edifici era pratica comune nelle tecniche di costruzione”.