Stupore e sconcerto: queste le reazioni dei senatori alla notizia dell’ arresto del direttore delle Poste del Senato per spaccio di droga nell’ ambito di una operazione dei carabinieri che ha sgominato una banda di trafficanti formata da italiani e albanesi.
Sconcerto e amarezza, in primo luogo, del presidente Renato Schifani. “Sono esterrefatto ma ho già preso contatti – annuncia in serata a Ballarò – con la questura di Velletri per dare l’immediata e totale disponibilità di questa presidenza all’accesso della polizia giudiziaria agli uffici postali ove si dovesse ravvisare l’esigenza di fare delle ricerche utili alle indagini”. La prima preoccupazione dello stesso Schifani è stata quella di chiarire che il signor Orlando Ranaldi “non è dipendente del Senato” e si è di fronte a “fatti commessi all’esterno” della sua attività di lavoro. “E’ drammatico, terribile ma si tratta di un dipendente delle Poste che decide quali dipendenti mandare” ha precisato il senatore questore Paolo Franco, della Lega Nord. Da qui l’invito del senatore Carlo Giovanardi, responsabile delle politiche antidroga per il Pdl, all’ Amministrazione delle Poste a “vagliare con grande cautela i profili professionali e morali di chi, pur non facendone parte, si trova a lavorare all’interno delle sedi istituzionali”. Il capogruppo dell’Idv Felice Belisario si è augurato con un sorriso che “Ranaldi non abbia spacciato anche all’interno del Senato”. “Sarebbe un’aggravante” ha aggiunto Belisario che ha colto l’occasione per dire che “i controlli sulle azioni dei singoli hanno responsabilità penale, mentre altra cosa sono i controlli a cui devono sottoporsi i partiti che non devono candidare personaggi discutibili”. Anche il senatore del Pdl, Raffaele Lauro, ha invocato controlli anti-droga per i parlamentari. “Indipendentemente da questo episodio – ha detto l’ex prefetto – sono dell’idea che tutti i parlamentari debbano periodicamente sottoporsi a controlli anti-droga”. Analoga richiesta da parte del senatore di Coesione Nazionale Alberto Filippi nel timore che una vicenda esterna al Palazzo possa comunque richiamare il tema del possibile uso degli stupefacenti da parte dei parlamentari. All’ufficio postale tra i dipendenti delle Poste il clima che si respira è di forte imbarazzo e anche di fastidio. “Cadiamo dalle nuvole” e “non abbiamo nulla da dire” le frasi più comuni tra gli impiegati. Ma nel pomeriggio, l’arresto del dirigente delle Poste diventa un caso politico perché si scopre che Ranaldi è un iscritto all’ Api, che ne annuncia l’espulsione, e i siti rilanciano il suo profilo Facebook dove sono molte le sue foto accanto ai dirigenti del partito: Rutelli, Milana, Mei e Tabacci, oggi candidato alle primarie del Pd. L’ufficio stampa dell’Api denuncia uno “sciacallaggio mediatico” nell’ “accostare una simile vicenda a dirigenti di Alleanza per l’Italia prendendo a pretesto immagini di manifestazioni di piazza che hanno visto la partecipazione di migliaia di persone, come è chiaro dalla visione della fotogallery che indica l’assoluta casualità della vicinanza”.