Sono più di 300 gli studenti ammessi “con riserva” dal Tar del Lazio in diverse università italiane dopo l’applicazione del cosiddetto “bonus maturità”. Con due decreti cautelari il Presidente della III sezione bis del tribunale, Pierina Biancofiore, ha stabilito che i ricorrenti potranno frequentare le lezioni del corso di laurea in Medicina e chirurgia e in Odontoiatria di una serie di università italiane, ordinando al Ministero di offrire chiarimenti in sull’applicazione del decreto sui bonus maturità.

“Si tratta di un grande successo – si legge in una nota del Codacons, che ha patrocinato la class action – che riguarda studenti che si erano visti scippare dal decreto legge del settembre scorso l’applicazione del bonus, cui avrebbero avuto diritto secondo la disciplina vigente fino al giorno stesso delle prove di ammissione. Si tratta di una grande vittoria, perché consente a tanti giovani di aprirsi un futuro, che il numero chiuso, così come congegnato, rischiava di pregiudicare pesantemente”. Il Tar, nel fissare il 20 febbraio l’udienza di discussione davanti ai giudici in composizione collegiale, ha considerato come i ricorsi “sembrano presentare profili di fondatezza – si legge nei decreti – nella rilevata contraddizione che affligge il decreto attuativo pubblicato il 29 novembre 2013, tra l’ammissione in sovrannumero e il fatto che essa sia subordinata alla mancata copertura dei posti disponibili secondo la programmazione degli atenei, non tenendosi conto neppure di rinunce e scorrimenti”. Da ciò, l’ammissione con riserva di quei ricorrenti “che hanno un punteggio superiore a quello dell’ultimo classificato, previa aggiunta del bonus maturità”. La battaglia del Codacons contro il numero chiuso intanto continua. “Intendiamo tutelare – dicono dall’associazione – il principio costituzionale del libero accesso agli studi sancito dalla nostra Costituzione, condizione imprescindibile per il progresso civile e sociale del nostro Paese e per la mobilità sociale, che vede il nostro Paese sempre più indietro rispetto agli altri Paesi europei. Per tali ragioni saremo in prima linea contro i test del prossimo mese di aprile”.

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