Si e’ concluso con tre condanne, una all’ergastolo, una a trent’anni di reclusione e un’altra ad una pena di 19 anni, il processo con rito abbreviato per la morte di Salvatore Polcino, l’agricoltore di 52 anni ucciso a colpi di pistola, dato alle fiamme e ritrovato in una buca nelle campagne del Divino Amore alle porte della capitale il 26 gennaio del 2012.
Il gup del tribunale di Roma, Flavia Costantini, ha ritenuto responsabili del delitto i tre uomini fermati dai Carabinieri dieci giorni dopo l’omicidio: Giuseppe Ranieri, originario di Reggio Calabria, condannato all’ergastolo; Nicolo’ Montagner, di Ardea, condannato a 30 anni di carcere e Pasqualino Gabriele Baglione, catanese, che dovra’ scontare una pena a 19 anni di reclusione, che avrebbe fatto da ‘palo’ al momento dell’omicidio. Secondo quanto sostenuto dal pubblico ministero, Fabio Santoni, Polcino aveva trascorso un periodo di detenzione nel carcere di Velletri dove aveva diviso la cella con Ranieri al quale aveva poi chiesto un aiuto economico. Il movente dell’omicidio sarebbe proprio una lite per motivi economici dovuti ad un casale che Polcino aveva dato in uso a Ranieri in attesa di saldare il suo debito. Ranieri avrebbe attirato la vittima in una trappola insieme ai suoi complici nelle campagne di Santa Fumia, nei pressi del Divino Amore, nel pomeriggio del 26 gennaio dell’anno scorso. Qui lo hanno ucciso con piu’ colpi di pistola alla testa. Il corpo e’ stato poi stato dato alle fiamme e seppellito in una buca scavata con una ruspa. Nel processo si sono costituiti come parte civile i familiari di Salvatore Polcino con l’avvocato Cristina Michetelli.