Si dovrebbe sapere domani sera se i giudici della Cassazione riapriranno il giallo di Garlasco o manderanno definitivamente assolto Alberto Stasi, l’ex fidanzato di Chiara Poggi, la giovane uccisa il 13 agosto 2007, senza cosi’ dare ai genitori della ragazza una nuova chance per sapere il nome del killer di loro figlia in nome di quella verita’ che da piu’ di cinque anni vanno cercando. Domani pomeriggio, infatti, davanti agli ermellini riprendera’ il processo di terzo grado nei confronti dell’ex studente bocconiano, e ora praticante in uno studio di commercialisti milanesi, gia’ assolto due volte dall’accusa di omicidio.
Lui – che ha trascorso i giorni scorsi nello studio del prof Angelo Giarda, il legale che coordina il pool dei suoi difensori, a rileggere le ‘carte’ – dovrebbe essere come sempre, e come all’udienza del 17 aprile, in aula. Non ci saranno, invece, Giuseppe e Rita Poggi, i quali, tramite il loro avvocato Gian Luigi Tizzoni, hanno nuovamente chiesto, tra l’altro, un esame, mai effettuato, sul bulbo e il fusto di un capello castano e corto trovato nel palmo della mano sinistra della giovane. Un esame con cui, secondo la parte civile, sara’ possibile individuare il dna mitocondriale e avere una chance in piu’ per rintracciare l’omicida. Stessa istanza riguarda i frammenti piu’ piccoli delle unghie della giovane vittima. Su questi e su altri punti domani si prevede ‘battaglia’. Infatti, stando a quanto riferito, dopo la requisitoria con la quasi scontata richiesta di condanna del pg, si passera’ alla discussione del legale di parte civile e della difesa. Discussione che, comunque, e’ probabile sia ridotta all’osso, e quindi si potrebbe arrivare a conclusione in tempi brevi, in quanto alla scorsa udienza la relazione con cui e’ stato illustrato il caso, uno dei piu’ controversi degli ultimi tempi, e’ stata molto dettagliata. Dopo di che la camera di consiglio e in serata il verdetto. La speranza dei Poggi e’ che sia cancellata la sentenza con cui piu’ di un anno fa Stasi e’ stato assolto in appello e che il procedimento venga rinviato ai giudici di secondo grado per consentire di effettuare il sofisticato accertamento sul capello corto mai eseguito durante le indagini preliminari, ”a causa di una banale dimenticanza”. A cio’ si aggiungono le richieste di acquisizione della ormai nota bicicletta nera da donna nella disponibilita’ degli Stasi e la ripetizione ‘completa’ del cosiddetto esame della ‘camminata’ eseguito per capire come Alberto sia riuscito a non sporcarsi di sangue la suola delle scarpe quando entro’ nella villetta’ e trovo’ il corpo di Chiara. Al contrario la difesa, che punta a ottenere la dichiarazione definitiva dell’innocenza di Stasi, si opporra’ alla riapertura del caso ritenendola ”inammissibile e infondata” cosi’ come ritiene in generale infondati e inammissibili i ricorsi di parte civile e pg confutati punto per punto in una corposa memoria depositata tempo fa. Oltre a sostenere che non e’ da escludere l’ipotesi che l’assassino fosse una persona estranea alla cerchia stretta delle frequentazioni di Chiara, nel documento si ribadisce che le indagini della Procura di Vigevano sono state monodirezionali e hanno trascurato ogni pista ”alternativa” e che la bici nera da donna non va sequestrata perche’ ”non corrispondeva a quella usata” dal killer. In piu’ si puntera’ a convincere i giudici che l’accertamento per estrarre il Dna mitocondriale dal capello castano e biondo non e’ necessario e non porterebbe a nulla e comunque, ad avviso dei difensori, potra’ essere eseguito quando sara’ definitivamente calato il sipario sul processo. Sipario che, salvo colpi di scena, calera’ domani sera.