Sara’ letto nell’aula magna della Cassazione il dispositivo della sentenza sui poliziotti accusati delle violenze avvenute alla scuola Diaz di Genova nella notte tra il 21 e il 22 luglio del 2001, dove erano alloggiati centinaia di manifestanti no-global giunti da tutta Europa in occasione del G8.

L’udienza si aprira’ domattina con l’arringa dell’ultimo difensore (il quale ha comunicato che non aderira’ allo sciopero indetto dagli avvocati proprio per domani) poi, in tarda mattinata, il collegio della quinta sezione penale, presieduto da Giuliana Ferrua, si ritirera’ per decidere in camera di consiglio. La sentenza arrivera’ domani, dunque, a 11 anni dai fatti di Genova. Ventotto i poliziotti imputati nel processo: tra loro, Giovanni Luperi, all’epoca vicedirettore dell’Ucigos, oggi capo sezione analisi dell’Aisi, Francesco Gratteri, che nel 2001 era direttore dello Sco e oggi e’ capo della direzione centrale anticrimine, entrambi condannati in appello a 4 anni. Ci sono poi Gilberto Caldarozzi, attuale direttore del servizio centrale operativo (ai tempi della Diaz rivestiva il ruolo di vicedirettore dello Sco), Filippo Ferri (ex capo squadra mobile di La Spezia, oggi alla guida della mobile di Firenze), Fabio Ciccimarra (ex commissario capo Napoli ed attuale capo della squadra mobile dell’Aquila), Spartaco Mortola (allora capo Digos Genova e oggi capo Polfer Torino), condannati in appello a 3 anni e 8 mesi, Vincenzo Canterini, ex comandante del settimo nucleo speciale della mobile, condannato dalla Corte d’appello di Genova a 5 anni. Nessuno degli imputati rischia, se le condanne saranno confermate, di finire in carcere: tre anni di pena, infatti, sono condonati per effetto dell’indulto. Su tutti, pero’, grava la scure della pena accessoria dell’interdizione per 5 anni dai pubblici uffici, nonche’ le ripercussioni di carattere disciplinare: esiste il rischio che, con una condanna definitiva, si possa arrivare alla sanzione piu’ dura, quella della radiazione. La Cassazione, dunque, dovra’ decidere se confermare o meno la sentenza emessa dalla Corte d’appello di Genova il 18 maggio 2010, che aveva pronunciato 25 condanne di agenti ed alti funzionari della Polizia, un’assoluzione e due prescrizioni. I giudici d’appello avevano ribaltato il verdetto di primo grado, con cui, il 13 novembre 2008, il tribunale di Genova avevano assolto 16 imputati, pronunciando solo 13 condanne. Furono oltre 60 le persone rimaste ferite nel blitz alla Diaz, molti ragazzi stranieri: 93 no global vennero arrestati e poi prosciolti per i disordini che erano accaduti in citta’ durante le manifestazioni contro il G8. Nella scuola vennero sequestrate due bottiglie molotov che, secondo l’accusa, furono portate nell’edificio per giustificare gli arresti. Alcuni tra i giovani pestati ancora oggi soffrono i postumi delle lesioni riportate. A impugnare la sentenza d’appello davanti alla Suprema Corte sono stati non solo gli imputati, ma anche l’Avvocatura generale dello Stato (in rappresentanza del ministero dell’Interno come responsabile civile) e la Procura generale di Genova. Quest’ultima, in particolare, chiede che il reato di lesioni contestato agli imputati venga agganciato all’applicazione della Convenzione europea sulla tortura, il che eviterebbe che su questa contestazione possa scattare la prescrizione. Il pg di Cassazione Pietro Gaeta, nella sua requisitoria, ha chiesto di confermare le 25 condanne comminate in appello, ritenendo inammissibili o infondati i ricorsi presentati.

 

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