Riuscivano a incassare tra i 20mila e i 30mila euro al giorno vendendo cocaina e marijuana e servendosi di una rete di pusher che operava nello storico rione San Cristoforo di Catania 24 ore al giorno su 24. Per questo 22 persone, ritenute vicine alla cosca Cappello-Bonaccorso, sono state condannate, complessivamente, a 189 anni e 4 mesi di reclusione.
La sentenza, che ha accolto le richieste dei pm Pasquale Pacifico e Lina Trovato, e’ stata emessa dal Gip Anna Maggiore a conclusione del processo che si e’ celebrato col rito abbreviato. Ai vertici dell’organizzazione, secondo l’accusa, c’era Giuseppe Alessandro Platania, affiancato nella gestione da Domenico Querulo, nipote del boss Orazio Privitera, e da Giuseppe Montagna, imparentato con i fratelli Finocchiaro. I tre sono stati condannati, ciascuno, a 20 anni di reclusione per associazione per delinquere finalizzata allo spaccio di stupefacenti aggravato dall’avere favorito la mafia. Stessa condanna e’ stata comminata a Manuele Lopis. Platania e’ stato riconosciuto colpevole di avere fatte parte dell’associazione mafiosa. Durante le indagini, che si sono avvalse di intercettazioni ambientali e di telecamere, la squadra mobile ritiene di avere sventato un omicidio: la polizia ha notato che il gruppo si stava armando e che si stava preparando a entrare in azione, ma agenti hanno eseguito dei controlli nel rione a scopo precauzionale, facendo rientrare il presunto gruppo di fuoco. Al processo sono state acquisite anche le dichiarazioni di due collaboratori di giustizia, Natale Cavallaro e Gaetano Musumeci.