Convinse lo zio-amante ad uccidere il padre dopo aver cercato di farlo ammazzare da altre persone che avrebbe voluto assoldare come sicari. E’ la convinzione raggiunta dal tribunale di Reggio Emilia che oggi ha condannato a 30 anni di reclusione, al termine di un rito abbreviato, la 22enne Ylenia Moretti, accusata di concorso materiale nell’assassinio del padre, Rodolfo Moretti, ucciso nel luglio 2011 con un colpo di fucile davanti all’azienda agricola in cui lavorava, a Tagliata di Luzzara. Condannato invece a 16 anni di reclusione lo zio della ragazza, Matteo Zanetti, 45 anni, giudicato autore materiale del delitto.
A emettere la sentenza il giudice Andrea Rat del tribunale di Reggio Emilia che ha accolto in pieno le richieste del pubblico ministero Valentina Salvi. Il tribunale ha riconosciuto per Ylenia come aggravanti la premeditazione, i futili motivi, il potere di un ”ascendente psicologico” nei confronti dello zio (a casa del quale viveva) e la mancata collaborazione in sede processuale. ”Con questo omicidio non c’entro niente…”, ha gridato la giovane donna nell’aula del tribunale al termine della lettura della sentenza. ”Non c’e’ una prova”, ha aggiunto poi. Del delitto si era assunto la totale responsabilita’ lo zio della giovane donna, Matteo Zanetti. Proprio con il parente acquisito la ragazza aveva intrecciato una relazione mentre si trovava agli arresti domiciliari nella abitazione sua e della zia Dominique, a Gazoldo degli Ippoliti, in provincia di Mantova. Parte civile nel processo si sono costituiti la madre di Ylenia (e vedova della vittima) con l’altro figlio quindicenne, le due sorelle della vittima e la figlia di una di loro (nipote del defunto Rodolfo Moretti). Il giudice ha considerato le attenuanti per Zanetti: il fatto che lui fosse incensurato, il suo comportamento processuale, di totale collaborazione; e, a sua volta, la ‘sudditanza’ psicologica nei confronti della nipote. Prima di arrivare al delitto, Rodolfo Moretti, operaio di Luzzara, si era salvato da almeno un paio di tentativi di omicidio architettati dalla figlia Ylenia e – secondo le indagini – dalla moglie, Roberta Franchi, con la complicita’ di varie persone. La Franchi e’ pero’ poi estranea al delitto commesso successivamente, nel luglio 2011. Nel gennaio 2010 un giovane di Suzzara di Mantova, Alex Granata, 22 anni, aggredi’ Moretti davanti alla sua abitazione, cercando di colpirlo con un coltello. Ma Moretti riusci’ a difendersi e a consegnare l’aggressore ai carabinieri. L’aggressione venne letta come l’assalto senza motivo di un giovane depresso, tanto che Granata fu accusato di lesioni aggravate. Tempo dopo, un nordafricano senza lavoro venne contattato da Ylenia a Guastalla. Lo straniero finse di accettare, prese un acconto sulla cifra pattuita e poi svelo’ il piano per uccidere Moretti ai carabinieri. Ylenia, dopo mesi di cella, fini’ agli arresti domiciliari nella casa degli zii.