Giornata nerissima in montagna con quattro morti in una sola mattinata. Tre le vittime sulle Dolomiti, mentre un quarto escursionista e’ morto in Valtellina. La disgrazia piu’ impressionante e’ avvenuta poco prima di mezzogiorno sul Sassolungo, lo splendido massiccio dolomitico che sovrasta la Val Gardena.
Hanno perso la vita i cittadini tedeschi Joerg Ullmerich, 28 anni di Bornheim, Juan Stefan Santos Y Ruland, 37 anni di Moenchengladbach, e Lothar Manfred Diedrich, 51 anni di Halver. Tutto e’ accaduto in un attimo. I tre rocciatori stavano affrontando, legati assieme in cordata, una via piuttosto difficile, lungo la Parete Nord. La disgrazia e’ stata vista da lontano da altri turisti, tra le migliaia di tedeschi che ancora affollano le montagne del Trentino Alto Adige in quest’ultimo scorcio della stagione estiva. Uno dei tre alpinisti tedeschi ha messo un piede in fallo a quota 3.181 metri lungo la Via Pichl, che prevede passaggi fino al quarto/quinto grado. Perso il contatto con la parete, il rocciatore nella sua caduta ha trascinato con se’ anche gli altri due compagni che erano legati a lui con la corda di sicurezza. Sulle prime, in base alle testimonianze di chi da una certa distanza aveva visto svolgersi la tragedia, si era pensato che le vittime fossero due. Immediatamente e’ stato dato l’allarme e sul posto sono giunti i soccorritori portati in quota dall’elicottero di Aiut Alpin. I rocciatori, pero’, erano precipitati per piu’ di 300 metri, andando a sfracellarsi sulle pietre di un canalone abbastanza profondo, ma tanto stretto da non consentire l’atterraggio del velivolo. Cosi’ l’elicottero ha preso ancora quota, depositando i soccorritori piu’ in alto: da li’ si sono calati lungo la parete, a corda doppia, fino a raggiungere il fondo del canalone dove hanno fatto la tragica scoperta che i cadaveri sulla roccia, in realta’, erano tre. Ancora si cerca di capire l’esatta dinamica della disgrazia: secondo i soccorritori l’ipotesi piu’ probabile che i tre fossero legati fra loro ma che, in un passaggio relativamente difficile, non si fossero assicurati a loro volta alla parete. Un’altra ipotesi, secondo i soccorritori la piu’ improbabile, e’ quella che possa essere “saltato” un chiodo infilato nella roccia. Si tratta della seconda piu’ grande disgrazia di quest’estate nell’area dolomitica: il 23 giugno furono sei gli alpinisti morti cadendo questa volta dal Gran Zebru’, la montagna che con la sua vetta giunge a sfiorare i 4.000 metri di quota. Il quarto morto di questa giornata funesta si e’ avuto sui monti della localita’ San Salvatore, nel comune di Albosaggia nella zona di Sondrio. Vittima di questo incidente un escursionista precipitato in un dirupo mentre era intento a cercare funghi.