”Il nostro programma di interventi era serio e responsabile. E’ stato giudicato viceversa sconcertante. Il che mi sorprende”. Lo ha il presidente dell’Ilva, Bruno Ferrante, parlando con i giornalisti all’interno dell’azienda dove erano radunati anche gli operai,
i quali lo hanno accolto con un applauso. “Mi sorprende che in un atto di giustizia – ha continuato Ferante – si senta questa parola, sconcertante”. “Davanti ad un impegno veramente serio da parte nostra – ha aggiunto – io ripeto che quelli erano dei primissimi interventi, non era il piano definitivo ed erano degli interventi che in grande misura coincidevano con quello che ci chiedeva la stessa autorità giudiziaria e gli stessi custodi. Il fermo dell’altoforno 1 era nel nostro programma ma era anche ed è una richiesta che ci è stata rivolta dai custodi. In questa perfetta coincidenza – ha concluso – ci sorprende quindi che il gip e l’autorità giudiziaria non abbiano giudicato soddisfacente il nostro piano”. “Capisco sino in fondo l’ansia e la preoccupazione del lavoratori. E’ un momento molto difficile e dobbiamo mantenere i nervi saldi”. Lo ha detto il presidente dell’Ilva, Bruno ferrante. “Quello che ho sempre chiesto e che chiedo tutt’ora – ha aggiunto – è una capacità anche di comprensione del momento difficile che stiamo vivendo”. “E’ un legittimo diritto dei lavoratori e delle organizzazioni sindacali, quindi lo rispetto in pieno”. Lo ha detto, parlando con i giornalisti a Taranto, il presidente Ilva, Bruno Ferrante. “Il momento – ha aggiunto – é certamente delicato, non è semplice, lo stiamo vivendo da diverso tempo, noi manteniamo serenità d’animo, siamo convinti che stiamo agendo con senso di responsabilità”. Il gip di Taranto Patrizia Todisco ha detto no al piano formulato dall’Ilva di interventi immediati per il risanamento degli impianti inquinanti. No anche al mantenimento di un minimo di produzione chiesto dall’azienda. La decisione è contenuta nel provvedimento depositato poco fa dal giudice in cancelleria. “Non c’é spazio per proposte al ribasso da parte dell’Ilva circa gli interventi da svolgere e le somme” da stanziare. “I beni in gioco – salute, vita e ambiente, ma anche il diritto ad un lavoro dignitoso ma non pregiudizievole della salute di un essere umano – non ammettono mercanteggiamenti”. Il gip ha poi respinto anche le richieste di rimessione in libertà avanzate dai legali di Emilio e Nicola Riva, ex presidenti dell’Ilva, e di Luigi Capogrosso, direttore fino allo scorso mese di giugno dello stabilimento siderurgico tarantino. I tre sono agli arresti domiciliari dal 26 luglio scorso. “Avevamo formulato una parere che almeno al momento ha trovato accoglimento”. E’ il primo commento del procuratore di Taranto, Franco Sebastio. Nel decreto odierno il gip fa proprie gran parte del parere negativo espresso dalla Procura sulle richieste aziendali e le indicazioni date dal tribunale del riesame nell’agosto scorso. La Fim e la Uilm hanno indetto per domani e venerdì scioperi dei dipendenti dello stabilimento. Fim Cisl e Uilm Uil prendono atto – è detto in una nota – “del forte clima di tensione sviluppatosi nelle ultime ore tra i dipendenti dell’Iva, che vedono a serio rischio la tutela del proprio posto di lavoro”. Il ministro dell’Ambiente non fa mercato”, interviene “a difesa della salute della popolazione”. Così Corrado Clini, a margine del question time, commenta quanto scritto dal Gip Patrizia Todisco sui ‘mercanteggiamenti’ nella decisione negativa rispetto al Piano dell’Ilva. “Chiederemo a Ilva di cominciare a rispettare adesso, con 4 anni di anticipo, quanto sarà stabilito nell’Autorizzazione Integrale Ambientale, per l’adeguamento degli impianti di Taranto, che stiamo completando in questi giorni”, ha aggiunto Clini. “Il governo prenda in mano la situazione, come ha fatto. Sono molto preoccupato e mi auguro che all’Aia si raccolga la preoccupazione dei magistrati ma al tempo stesso si faccia in modo di non chiudere l’attività”. Così Pierluigi Bersani, dopo che il gip ha bocciato il piano di risanamento dell’Ilva Hanno reso noto che fanno lo sciopero della fame e della sete e che intendono proseguire la protesta a oltranza i nove lavoratori dell’Ilva che sono saliti questa mattina per protesta sulla passerella in cima al camino E312 dell’area agglomerato, a circa 70 metri d’altezza. “Ci hanno detto dall’azienda che non è in fase di spegnimento alcun impianto, questa voce ricorrente di questa mattina non corrisponde a verità”. Lo sottolinea il segretario provinciale della Fim Cisl di Taranto, Mimmo Panarelli, a proposito delle voci che avevano fatto montare la protesta degli operai da ieri sera. “Ho 35 anni, tre figli e un mutuo da pagare non siamo estremisti aziendali. Vogliamo anche noi un ambiente migliore in cui lavorare ma anche mantenere il nostro posto di lavoro a tutti i costi”, ha detto all’ANSA uno dei nove lavoratori sulla passerella in cima al camino E312 dell’area agglomerato dell’Ilva. Presidio, tensione alle stelle Centinaia di lavoratori dell’Ilva si sono radunati nei pressi della direzione dello stabilimento, nella parte interna, in attesa di conoscere le decisioni del gip sulla richiesta dell’azienda di continuare la produzione. E’ in corso una riunione tra i segretari provinciali di Fim, Fiom e Uilm. Un’altra cinquantina di operai sosta all’esterno della direzione. I custodi giudiziari, a quanto si é appreso, hanno sollecitato le operazioni di spegnimento degli Altiforni 1 e 5. Alcuni operai sono saliti in cima al camino E312 dell’area agglomerato dell’Ilva per manifestare il proprio disagio e la preoccupazione per il futuro occupazionale. Lo si è appreso da fonti aziendali. Contemporaneamente da ieri sera gruppi di operai si stanno alternando sulla torre di smistamento dell’altoforno 5 dove hanno anche issato uno striscione con la scritta ‘Lavoro e’ dignita”. Hanno trascorso tutta la notte sulla torre di smistamento dell’altoforno 5 (il più grande d’Europa), a 60 metri di altezza, cinque operai dell’Ilva che ieri sera hanno deciso di manifestare in questo modo la loro preoccupazione per il futuro reso incerto dalle vicende giudiziarie che hanno coinvolto la fabbrica dopo il sequestro degli impianti dell’area a caldo perché inquinanti. La zona è presidiata da vigili del fuoco e ambulanze per prevenire eventuali emergenze. Uno dei cinque operai ha consegnato una lettera al segretario provinciale della Uilm, Antonio Talò, che si è recato sul posto per manifestare la solidarieta del sindacato. “Aiutateci, non spezzate il mio futuro” scrive tra l’altro l’operaio, un giovane lavoratore sposato e padre di due figli. I cinque operai intenderebbero proseguire ad oltranza questa forma di protesta, avendo già ricevuto la solidarietà dei loro colleghi di reparto.