I custodi giudiziari dovrebbero avviare domani le operazioni di vendita delle merci Ilva finite il 26 novembre scorso sotto sequestro. I custodi – Barbara Valenzano, Emanuela Laterza, Claudio Lofrumento e Mario Tagarelli – agiscono su incarico del gip di Taranto, Patrizia Todisco, che in tal senso ha dato il via libera nei giorni scorsi recependo anche il parere favorevole della procura di Taranto.

A essere messe in vendita, seguendo l’ordine dei contratti gia’ stipulati dall’Ilva, saranno un milione e 700mila tonnellate di prodotti tra coils, lamiere e tubi per un valore commerciale che gli stessi custodi hanno quantificato in circa 800mila euro, 200mila in meno della cifra fornita invece dall’azienda. Su disposizione del gip sara’ venduto tutto l’acciaio stoccato nel siderurgico al momento del sequestro di novembre e quindi anche la parte, pari a 42mila tonnellate sull’intero quantitativo, di cui l’Ilva aveva chiesto la restituzione perche’ realizzata prima del 26 luglio scorso, giorno in cui furono sequestrati senza facolta’ d’uso gli impianti dell’area a caldo. Il ricavato della vendita non andra’ all’Ilva ma finira’ in un deposito che restera’ indisponibile fino a quando la Consulta non si sara’ pronunciata sulla costituzionalita’ della legge 231 dello scorso dicembre o, in alternativa, fino a quando la vicenda non si sara’ conclusa dal punto di vista processuale. Ai fini della confisca, infatti, il controvalore economico delle merci sostituisce le merci stesse.

Una soluzione, questa, che l’Ilva ha contestato gia’ nelle ore successive all’atto del gip. Ora l’opposizione prendera’ forma attraverso specifiche iniziative legali. Probabilmente martedi’, a Milano, sede del gruppo Riva a cui l’Ilva fa capo, ci sara’ un primo confronto tra avvocati e azienda per decidere come muoversi in risposta al gip. Oltre al ricorso al Riesame, non si escludono ulteriori atti tra cui l’impugnazione della relazione dei custodi sul rischio deteriorabilita’ delle merci sequestrate, e quindi sulla relativa perdita di valore economico, aspetto che ha spinto Procura e gip ad accelerare la vendita. L’Ilva contesterebbe questo rischio sul piano immediato sostenendo che l’acciaio e’ stato equiparato alle derrate alimentari mentre i suoi tempi di deteriorabilita’ sono molto piu’ lunghi.

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