La Procura di Taranto ha disposto il dissequestro e la restituzione all’Ilva dei prodotti finiti e semilavorati destinati alla Oil Projects Company dell’Iraq, accogliendo parzialmente l’istanza dell’Ilva. Per lo sblocco dei prodotti sequestrati rimanenti, l’istanza è stata girata al gip Patrizia Todisco.
La merce restituita dalla Procura ammonta a 63.700 metri di tubi in acciaio, per un valore commerciale di 20.680.000 dollari, e fa parte di una fornitura complessiva di 136.200 metri di tubi in acciaio che l’Ilva deve alla Compagnia di Stato irachena per un contratto di 45 milioni di dollari. Parte della merce era stata già caricata a bordo della nave ‘Karoline Snug’, da tempo ferma in rada a Taranto. La Procura ha ritenuto di dover dissequestrare questa parte di prodotti rifacendosi all’articolo 1472 del codice civile, dove si dispone che “nella vendita che ha per oggetto una cosa futura, l’acquisto della proprietà si verifica non appena la cosa viene ad esistenza”. L’istanza di dissequestro era stata depositata dall’Ilva il 24 aprile scorso e riguardava tutta la merce sequestrata il 26 novembre 2012, pari ad un milione e 700 mila tonnellate di prodotti per un valore commerciale di un miliardo di euro (per i custodi giudiziari, poco meno di 800 mila euro). L’Ilva aveva posto quale data ultima il 5 maggio per la spedizione della merce alla Oil Projects Company; caso contrario, avrebbe chiesto un risarcimento danni allo Stato italiano di 27 milioni di dollari. Per i prodotti rimanenti che giacciono sulle banchine dell’Ilva l’istanza è stata girata dalla Procura al gip ribadendo che non è possibile dissequestrarli mancando il fondamento giuridico, ovvero non è ancora pervenuta copia della sentenza con la quale la Consulta, il 9 aprile scorso, non ha riscontrato elementi di incostituzionalità nella legge 231/2012, cosiddetta ‘salva Ilva’.