Il braccio di ferro giudiziario tra Ilva e Procura non conosce pause. Oggi i legali dell’Ilva hanno depositato una istanza al Tribunale (in qualità di giudice dell’esecuzione) contro la decisione del gip Patrizia Todisco del 26 settembre scorso di respingere il Piano di interventi immediati per 400 milioni di euro proposto dall’azienda per risanare gli impianti sequestrati. Secondo l’Ilva, ad esprimersi non doveva essere il gip ma la Procura.

Quest’ultima, che aveva ricevuto il piano dall’Ilva giudicandolo comunque negativamente, si era rivolta al gip perché a suo parere la richiesta aziendale di continuare a produrre, allegata al piano, comportava di fatto un mutamento del provvedimento di sequestro senza facoltà d’uso degli impianti in vigore dal 26 luglio. Il presidente dell’Ilva, Bruno Ferrante, ha firmato intanto un ordine di servizio con il quale il personale delle aree sottoposte a sequestro viene messo a disposizione dei custodi giudiziari per le procedure di spegnimento degli impianti sotto sequestro, così come indicato anche nell’ultima direttiva fatta notificare dalla Procura all’Ilva sabato scorso. L’ordine di servizio è stato consegnato in Procura. Nella direttiva si dà tempo ai custodi giudiziari sino a giovedì 11 ottobre per avviare concretamente le procedure di spegnimento degli impianti. Nell’ordine di servizio si precisa inoltre che tutti i costi economici relativi alle procedure che verranno attuate saranno a carico dell’azienda. Domani mattina il presidente dell’Ilva Ferrante, che è anche uno dei custodi giudiziari, incontrerà in azienda i segretari provinciali di Fim, Fiom e Uilm e sarà l’occasione per capire quale aria tiri all’interno della fabbrica d’acciaio più grande d’Europa. Qualche nube si addensa invece sulla nuova Autorizzazione integrata ambientale (Aia) per l’Ilva, peraltro parziale perché riguardante solo le prescrizioni per evitare l’inquinamento atmosferico. “Siamo alla stretta finale” aveva assicurato il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, prima che stamani si riunisse la commissione Aia, dicendosi convinto che “l’Ilva non chiuderà”. “Il documento tecnico – ha detto – dovrebbe essere chiuso l’11 ottobre, giovedì. La conferenza dei servizi, a cui partecipano le amministrazioni locali, è l’ultimo passaggio. L’Aia arriverà il 17 ottobre”. Ma i lavori della commissione hanno trovato oggi a Roma ostacoli nel parere negativo, anche se non vincolante, diffuso dall’Arpa Puglia rispetto all’ipotesi di concedere una prima Aia sull’inquinamento atmosferico, rinviando ad un successivo provvedimento l’Autorizzazione per smaltimento rifiuti, acque meteoriche e fideiussioni. In fabbrica, nel frattempo, sindacati sempre divisi. Fim e Uilm hanno avviato le assemblee di reparto, mentre la Fiom prepara un referendum tra i lavoratori su una piattaforma sui temi ambientali. “Chiediamo al governo un tavolo urgente sulla siderurgia e l’alluminio per affrontare tutte le vertenze in corso, risolvendo in modo strutturale i deficit competitivi del Paese: energia e infrastrutture in primis” ha detto il segretario nazionale della Fim, Marco Bentivogli. Per il segretario provinciale della Fiom, Donato Stefanelli, l’azienda “da due mesi e mezzo sa cosa deve fare ma, invece di ottemperare alle prescrizioni, continua nelle sue attività in modo disinvolto. Ora deve dare risposte alla città e ai lavoratori”. Entro il giugno 2013, ha fatto sapere il vice presidente della Commissione europea e responsabile per l’industria, Antonio Tajani, la Commissione europea intende adottare un piano d’azione per il settore dell’acciaio “che predisponga misure concrete per la competitività”. Insieme al commissario all’Occupazione Laszlo Andor, Tajani ha avviato un “gruppo di lavoro sull’acciaio” a cui partecipano, tra gli altri, le aziende siderurgiche più importanti d’Europa e le parti sociali.

 

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