Il tribunale del Riesame di Taranto ha confermato il sequestro degli impianti dell’area a caldo dell’Ilva di Taranto, finalizzandolo al risanamento dello stabilimento. Il tribunale ha disposto che “i custodi garantiscano la sicurezza degli impianti e li utilizzino in funzione della realizzazione di tutte le misure tecniche necessarie per eliminare le situazioni di pericolo e della attuazione di un sistema di monitoraggio in continuo delle emissioni inquinanti”, confermando nel resto il decreto impugnato.
I giudici si sono riservati di depositare le motivazioni dell’ordinanza. I termini non perentori per le motivazioni sono di cinque giorni. Il tribunale ha confermato gli arresti domiciliari per Emilio e Nicola Riva, ex presidenti dell’Ilva, e per l’ex direttore dello stabilimento Luigi Capogrosso. Gli altri cinque indagati, tutti capiarea Ilva, sono stati rimessi in libertà. Nominato il presidente Ilva, Bruno Ferrante, custode e amministratore di aree e impianti sotto sequestro. Resta la nomina, per le procedure tecnico-operative, dei tre ingegneri nominati dal gip. Ferrante sostituisce il commercialista nominato dal gip per i compiti amministrativi.
Ammontano a 90 milioni di euro i soldi che l’Ilva prevede di investire per gli ultimi interventi finalizzati al risanamento ambientale. La cifra era stata indicata dal presidente dell’Ilva, Bruno Ferrante, parlando con i giornalisti a Taranto, prima che fosse nota la decisione del tribunale del riesame. Ferrante aveva anche riferito che il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, si è detto disponibile “a cofinanziare in parte le iniziative dell’Ilva” se l’azienda troverà “nuove tecnologie da applicare per diminuire l’impatto ambientale”.