Gli inquirenti sono al lavoro sulle carte sequestrate a Ettore Gotti Tedeschi, l’ex presidente dello Ior sfiduciato il 24 maggio dal board dell’istituto. In tutto 47 faldoni, ora sigillati e a disposizione dei magistrati, “solo una minima parte dei quali, presumibilmente, avrà un reale interesse giudiziario”,
precisa il legale del banchiere, l’avvocato Fabio Palazzo. Vagliare questo materiale, scegliere cosa possa essere rilevante, sarà impegno di non poco conto, anche perché all’interno c’é una sorta di diario che il banchiere aveva annotato, un memoriale. Ora Gotti Tedeschi non vuole intervenire direttamente: “Non rilascio dichiarazioni a nessuno”, si limita a dire. Ieri l’ex n. 1 dello Ior è stato interrogato dal procuratore capo di Roma, Giuseppe Pignatone e dall’aggiunto Nello Rossi, andati a Milano per sentirlo all’indomani della perquisizione effettuata dai pm della Procura di Napoli che indagano sugli appalti Finmeccanica. Durante quest’ultima verifica è stato infatti individuato materiale d’interesse per i pm romani. Gotti è stato sentito nella veste di testimone, ma con l’assistenza di un legale essendo indagato in un procedimento connesso. A Roma, infatti, è iscritto nel registro degli indagati per violazione delle norme antiriciclaggio in relazione ad operazioni finanziare dello Ior che determinarono il sequestro di 23 milioni di euro. Ma a piazzale Clodio c’é un altro fascicolo che riguarda presunte attività di riciclaggio legate ad operazioni della banca vaticana. Ed è proprio nel quadro di questi accertamenti che i responsabili della procura si sono recati ieri a Milano. In tale procedimento sono coinvolti una decina di sacerdoti indagati per riciclaggio per alcune centinaia di migliaia di euro: tra loro Salvatore Palumbo, Orazio Bonaccorsi ed Evaldo Biasini (il nominativo di quest’ultimo appare anche nelle indagini sul G8) nonché monsignor Emilio Messina. Cosa ha detto l’economista ai pm romani? “Ero una figura di vertice, non mi occupavo di conti”, è uno dei passaggi che trapela. Il banchiere avrebbe anche fatto riferimento ad “attacchi” alla sua persona. Un aspetto, quest’ultimo, che si salda con la scoperta del memoriale sequestrato dall’autorità giudiziaria. Qualcuno ha immaginato che Gotti Tedeschi possa aver consegnato sua sponte le carte agli inquirenti. Una ricostruzione smentita dal legale: “Ettore Gotti Tedeschi – spiega – non ha consegnato spontaneamente, cioé per sua decisione, alcun materiale ai magistrati: i pm hanno acquisito tale materiale attraverso sequestro” dopo le perquisizioni. Quello che è vero è che nel corposo archivio, vi erano anche appunti di lavoro che contenevano elementi utili a controbattere alle accuse mosse a Gotti Tedeschi dopo la sfiducia dello Ior. L’avvocato Palazzo assicura che in queste carte non si fa riferimento a casi di riciclaggio. Certo, si parla dello Ior, di “problemi relativi ai conti, di procedure anti-riciclaggio che avrebbero consentito di entrare nella white list, e che qualcuno aveva ostacolato o ne aveva criticato l’applicazione”. Che dopo la defenestrazione dallo Ior, il banchiere stesse preparando una contromossa a difesa della propria onorabilità, é vero. Ma il destinatario del suo memoriale non erano i magistrati, ma più probabilmente i vertici del Vaticano. Nei giorni successivi alla sfiducia, Gotti Tedeschi ha ricevuto messaggi da amici e persone che gli sono vicine, come è normale che sia. Uno di questi – raccontava egli stesso giorni addietro – recitava così: “David con fionda e fede, contro Golia con avvocati e malafede”. Parole in cui evidentemente il banchiere vedeva riflessa la propria situazione e da cui trapela sì la volontà di difendersi, ma non per via giudiziaria. I magistrati sono arrivati prima, come un fulmine a ciel sereno.