Guerriglia urbana a colpi di pietre tra isolani e maghrebini, e cariche della polizia contro gli immigrati che tentavano di impossessarsi di alcune bombole di gas minacciando di farle saltare in aria. La tensione sfociata ieri pomeriggio nell’incendio che ha semidistrutto il centro di accoglienza non accenna a diminuire
e questa mattina decine di abitanti dell’isola, faccia a faccia con i tunisini autori dell’incendio che ha devastato il centro, hanno sfogato la loro rabbia tirando pietre contro gli extracomunitari che, dopo aver passato la notte all’aperto, parte nello stadio e parte sul molo Favarolo, girano liberi per l’isola. Un giornalista e un cameramen di Sky sono stati di nuovo aggrediti, stavolta da gente di Lampedusa che accusa i mezzi di informazione di “essere la causa del caos di questi giorni” e di “diffondere un’immagine distorta” dell’isola. Dal canto loro, circa 300 tunisini hanno manifestato per le strade di Lampedusa al grido di “Libertà, libertà”. Caccia all’uomo Disordini si registrano ancora in diverse parti dell’isola, in un clima da “caccia all’uomo” che sta coinvolgendo gli abitanti. Altri scontri tra tunisini e forze dell’ordine sono avvenuti all’interno del Centro di prima accoglienza dove si trova ancora un centinaio di immigrati. Gli extracomunitari avrebbero lanciato sassi e altro materiale contro gli agenti che presidiano la struttura. Nel poliambulatorio dell’isola stanno intanto affluendo i primi feriti, appartenenti alle forze dell’ordine.
Il responsabile sanitario, Pietro Bartolo, ha chiesto l’invio di altre ambulanze dal centro di accoglienza Sono in tutto undici finora i feriti degli scontri tra forze dell’ordine, tunisini e abitanti isolani. Tra i feriti, tre carabinieri e un poliziotto, rimasti contusi e con varie escoriazioni. Sette i tunisini portati nel poliambulatorio dell’isola, anche loro con contusioni ed escoriazioni. Per uno di loro, in uno stato di semi-coma, il responsabile sanitario, Pietro Bartolo, ha chiesto il trasferimento urgente a Palermo in eliambulanza. Colpito anche l’attivista per i diritti umani franco-canadese Alexandre Georges.