Si avvicina il processo per l’ex tesoriere della Margherita Luigi Lusi accusato della sottrazione di almeno 22 milioni euro dalle casse del partito. Associazione per delinquere finalizzata all’appropriazione indebita e calunnia nei confronti di Francesco Rutelli, i reati a lui contestati. La procura di Roma, dopo un anno di indagini, ha notificato l’avviso di chiusura indagini ed ora si prospetta la richiesta di rinvio a giudizio per Lusi e per altri quattro indagati. Questi ultimi, che rispondono solo di associazione per delinquere, sono Giovanna Petricone, moglie del senatore, i commercialisti Mario Montecchia e Giovanni Sebastio nonché Diana Ferri, collaboratrice e prestanome di Lusi in una sua società.
Cadute le ipotesi di reato di riciclaggio e peculato nei confronti di Giovanna Petricone e quella di intestazione fittizia di beni per lo stesso Lusi. Escono di scena dall’inchiesta invece Francesco Giuseppe Petricone, e Micol D’Andrea, rispettivamente cognato e nipote acquisita di Lusi. Attualmente detenuto nel convento Santa Maria dei Bisognosi a Carsoli, in Abruzzo, dopo l’arresto del 22 giugno deciso dal Senato, Lusi, 50 anni, fino a febbraio scorso senatore del Pd, dal quale è stato espulso salvo confluire nel Gruppo Misto, è accusato di aver sottratto soldi dalle casse della Margherita, provenienti dai rimborsi elettorali, a partire dal 2007, epoca di scioglimento della Margherita. Danaro trasferito, secondo il pm Stefano Pesci, a due società del parlamentare, la “Ttt srl” e la “Paradiso Immobiliare”, che successivamente acquisirono diversi immobili tra i quali un appartamento in via Monserrato, nel centro di Roma, la lussuosa villa di Genzano in cui viveva la famiglia Lusi e 5 appartamenti a Capistrello (L’Aquila). Lusi, difeso dagli avvocati Luca Petrucci e Renato Archidiacono, ha sempre respinto le accuse sostenendo di aver fatto investimenti immobiliari in virtù di “un preciso patto fiduciario” ricevuto da Rutelli del quale, per gli inquirenti, non esiste traccia. Una tesi, quella di Lusi, considerata fantasiosa dai magistrati e costata al parlamentare anche la contestazione di calunnia per la chiamata in correità dell’attuale presidenza dell’Api. “Finalmente – ha commentato Rutelli – tutti sapranno come e quanto sono stato calunniato”, mentre l’avvocato Titta Madia, legale degli ex vertici della Margherita, parla di “un’ indagine capillare, condotta in tempi solleciti e perentoria nelle sue conclusioni: da una parte Luigi Lusi ed i suoi gravissimi reati, dall’altra i leader della Margherita, privatamente onesti e vittime delle ruberie e delle calunnie del loro tesoriere”. I difensori di Lusi, dal canto loro, parlano di quadro accusatorio ridimensionato e annunciano che valuteranno se “proporre la definizione del processo con riti alternativi o affrontare il processo nel suo rito ordinario”.