Confermata, dalla Cassazione, la responsabilità dei vertici della polizia alla catena di comando a Genova, il 22 luglio del 2001, la notte del pestaggio e dell’arresto illegale dei no-global alloggiati alla scuola Diaz durante il G8.

Diciassette i dirigenti che escono compromessi da questo esito processuale che comporta anche la sanzione accessoria della interdizione dai pubblici uffici per cinque anni che si ripercuoterà sulla carriera professionale dei poliziotti di rango perché si apriranno i procedimenti disciplinari finora congelati in attesa del verdetto. Tra i ‘big’ condannati, per aver firmato i verbali falsi che giustificavano il blitz violento accusando le vittime di aver opposto resistenza accoltellando un agente e nascondendo molotov, ci sono il capo dell’anticrimine Francesco Gratteri (4 anni), il capo del Servizio centrale operativo Gilberto Caldarozzi (3 anni e 8 mesi), e il capo del dipartimento analisi dell’Aisi Giovanni Luperi (4 anni). Gli altri dirigenti con condanna irrevocabile a tre anni e otto mesi sono Filippo Ferri, Massimiliano Di Bernardini, Fabio Ciccimarra, Nando Dominici, Spartaco Mortola, Carlo Di Sarro, Massimo Mazzoni, Renzo Cerchi, Davide Di Novi, Salvatore Gava e Pietro Troiani. Uno sconto di pena ci sarà per l’ex capo della mobile Vincenzo Canterini – ora in pensione – che aveva avuto la pena più alta, cinque anni, dalla quale si dovrà sottrarre la condanna per lesioni ma non per il falso. Per tutti loro si profila una sostituzione nell’incarico. “La sentenza va rispettata come tutte le decisioni della magistratura. Il ministero dell’Interno ottempererà a quanto disposto dalla Suprema Corte”, ha dichiarato dal Viminale il ministro Annamaria Cancellieri sottolineando però che “nessuno può dimenticare l’attività quotidiana di tante donne e uomini della polizia che, con dedizione, professionalità e coraggio, lavorano al servizio dello Stato per il bene di tutti”. Dopo undici anni di attesa, le vittime – 63 i feriti, molti in maniera grave e permanente come il giornalista inglese Mark Covell, 93 gli arrestati in modo illegale rimasti in carcere tre giorni senza poter comunicare con nessuno – hanno ottenuto il via libero definitivo al diritto al risarcimento contro il quale si era battuta l’Avvocatura dello Stato. La Suprema Corte, invece, ha dichiarato prescritte le condanne a tre anni di reclusione (comunque coperti dal condono) per otto cosiddetti ‘pesci piccoli’, i caposquadra del settimo reparto della celere di Roma, accusati di lesioni. La decisione ha come effetto il venir meno della sanzione accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici per Fabrizio Basili, Ciro Tucci, Carlo Lucaroni, Emiliano Zaccaria, Angelo Cenni, Fabrizio Ledoti, Pietro Stranieri, Vincenzo Compagnone. Per Massimo Nucera e Maurizio Panzieri è stata rideterminata al ribasso – da tre anni e otto mesi a tre anni e cinque mesi – la condanna per la messinscena dell’accoltellamento. Tra i primi commenti quello di Heidi Giuliani, la mamma di Carlo, lo studente ucciso da un carabiniere durante il G8. “Giustizia c’é benché incompleta – ha detto – anche se le responsabilità sono più ampie e penso all’assoluzione dell’allora capo della polizia e al mancato processo per la morte di mio figlio”. “Ci sono voluti undici anni per arrivare a questo verdetto e la Cassazione è stata coraggiosa: mai, nelle democrazie occidentali, si è arrivati ad una condanna per funzionari della polizia di così alto livello”, ha aggiunto l’avvocato Emanuele Tambuscio, legale di alcuni no-global. Per il leader di Sel Nichi Vendola, “la nube tossica che per undici anni ha coperto la mattanza alla Diaz si è dissolta”. E’ stato dunque convalidato – come chiesto da Pietro Gaeta della Procura della Cassazione – l’impianto accusatorio tessuto dalla Corte di Appello di Genova che aveva esteso le condanne ai vertici della polizia dopo le iniziali assoluzioni.

 

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