Nella vicenda Mediaset «sono presenti tutti gli elementi costitutivi della fattispecie di reato di frode fiscale ascritta agli imputati», tuona nella chiusura della requisitoria per il processo relativo sulla compravendita di diritti tv Mediaset il procuratore generale della Cassazione Antonio Mura.

E l’imputato Silvio Berlusconi «è stato l’ideatore di questo meccanismo di frode fiscale», pertanto le sentenze di merito dei gradi precedenti «hanno una coerenza logica nella valutazione probatoria». Questo perché nel caso dei diritti tv di Mediaset «ci si è avvalsi di fatturazioni inesistenti. L’imposta evasa resta consistente», ed è invece «inverosimile l’ipotesi di una colossale truffa ai suoi danni».

RIDURRE L’INTERDIZIONE – Pertanto, «è opinione di questa procura che nessuno dei motivi di ricorso abbia fondamento», ha commentato Mura avviandosi alla conclusione: «Ferma la condanna per il reato di frode fiscale, la pena della reclusione e l’interdizione dai pubblici uffici, occorre ricondurre questa sanzione accessoria ai termini di legge» dai cinque ai tre anni. Questo perché la normativa vigente consente in casi di reati analoghi al massimo l’interdizione da uno a tre anni, mentre la Corte di Appello di Milano non ha fornito spiegazioni sufficienti sulla scelta dell’aumento della sanzione accessoria fino ai cinque anni.

Per questo il pg affida il compito di rideterminare questa pena affidandolo alla stessa Cassazione. La richiesta è stata accolta positivamente da uno dei legali di Berlusconi, Franco Coppi, che riteneva la sanzione precedente «un errore palese». Il resto della sentenza d’Appello resta, però, a suo avviso, «indifendibile». Mercoledì, a partire dalle 9.30, sono previste le arringhe dei difensori, ben sette. Verdetto possibile stasera, o domani.

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