Entrata illegalmente in Italia nel settembre di sette anni fa (quando era ancora minorenne), fu costretta a prostituirsi in una grotta a Prati Fiscali assieme ad altre persone e a subire anche abusi sessuali. La ragazza oggi 23enne, di origine romena, ha pero’ trovato la forza per denunciare i loro aguzzini, ottenendo alla fine giustizia.

I giudici della sesta sezione penale del tribunale di Roma, infatti, hanno condannato a 8 anni di reclusione Niculae Dinca e a 6 anni e mezzo la moglie Lina per i reati di induzione e sfruttamento della prostituzione, violenza sessuale e violazione della legge sull’immigrazione. I coniugi dovranno pagare anche una provvisionale immediatamente esecutiva pari a trentamila euro alla parte civile, rappresentata dall’avvocato Cristina Cerrato. Stando al pm Francesco Scavo, tra il settembre 2005 e il febbraio 2007, la coppia avrebbe indotto alla prostituzione la ragazzina che veniva accompagnata e poi controllata “sul luogo di lavoro” e poi costretta a consegnare ai due i soldi guadagnati. In alcuni casi, Niculae, a suon di percosse, la obbligava ad avere rapporti sessuali. Secondo quanto raccontato agli inquirenti, la vittima, che la madre avrebbe venduto a uno zingaro per 50 euro quando aveva 14 anni, una volta giunta in Italia, fu costretta a consegnare il passaporto agli imputati, documento che le sarebbe stato restituito solo quando avesse saldato il costo del biglietto di viaggio dalla Romania. Il debito, pero’, non fu mai quantificato.

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