Nella loro relazione i periti della terza Corte d’Assise di Roma, incaricati di identificare le cause del decesso di Stefano Cucchi, valutando il comportamento dei medici che lo ebbero in cura nel reparto di medicina protetta dell’ospedale Sandro Pertini, sottolineano: “Non si sono mai resi conto di essere (e fin dall’inizio) di fronte ad un caso di malnutrizione importante, quindi non si sono curati di monitorare il paziente sotto questo profilo ne’ hanno chiesto l’intervento di nutrizionisti o di specialisti in materia e non hanno trattato il paziente in maniera adeguata determinandone il decesso”.

Secondo i periti la sera del 17 ottobre 2009 Cucchi “presentava uno stato di denutrizione importante che, di fronte alla di lui manifesta volonta’ di digiunare e di astenersi dal cibo, doveva immediatamente allertare i medici curanti. Anche pochi giorni di ulteriore astensione da alimenti e liquidi costituivano un rischio concreto di un irreversibile aggravamento delle di lui condizioni. Il pericolo di vita del paziente si rende poi manifesto il 19 ottobre. In questo momento un trattamento terapeutico appropriato avrebbe consentito probabilmente il di lui recupero”.Sempre nella relazione i periti scrivono: “Non avendo consapevolezza della patologia di cui Cucchi e’ affetto, viene pure a mancare da parte dei sanitari una adeguata e corretta informazione al paziente su di lui stato di salute e sulla prognosi a breve inevitabilmente infausta, nel caso egli avesse persistito nel rifiutare i cibi e i liquidi”. Nella perizia poi si legge ancora “il medico di fronte ad un paziente che rifiuti di nutrirsi e bere e’ grandemente coinvolto sotto il profilo deontologico ed etico e lo e’ particolarmente quando il rifiuto e’ una forma di protesta del detenuto che ritenga di non aver altro modo per far valere le proprie richieste”. I componenti della commissione peritale si soffermano poi a fare considerazioni sul comportamento di tre infermieri incaricati di seguire l’andamento della degenza di Cucchi e giungono a dire: “Non si individuano profili di responsabilita’ professionale che abbiano influito in qualche modo sull’evoluzione della patologia di Cucchi e che quindi ne abbiano in alcun modo condizionato il decesso”. Secondo i periti “gli infermieri segnalano gli eventi, certo vi sono criticita’ nel controllo della diuresi e di alcuni controlli di parametri critici di base non sempre condotti ne’ eseguiti con regolarita’, ma disporre tipo e frequenza dei controlli e’ compito non dell’infermiere ma del medico”.

 

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